Cronaca locale

Nuova emergenza per il Ramadan Imam e residenti: «Un’area per pregare»

Nuova emergenza per il Ramadan Imam e residenti: «Un’area per pregare»

Ci (ri)siamo. Il primo agosto dovrebbe iniziare - dipende dalle fasi lunari - il mese sacro che i musulmani dedicano al digiuno e alla preghiera. Il Ramadan è anche il mese che evidenzia il problema - finora irrisolto, almeno a giudizio della comunità islamica - della «moschea» di Milano, vale a dire la mancanza di uno o più luoghi di culto in grado di ospitare in modo dignitoso (e magari anche comodo) la riunione delle migliaia di fedeli musulmani, immigrati ma non solo, che partecipano abitualmente alle preghiere.
Tre le questioni che si accavallano: gli appuntamenti quotidiani e diurni, la preghiera quotidiana della notte, e infine la grande (e partecipatissima) festa finale che chiude il mese sacro. I maggiori centri cittadini, la Casa della cultura islamica di via Padova, e l’Istituto culturale islamico di viale Jenner, si preparano all’appuntamento. I dirigenti della Casa di via Padova sono pronti a distribuire i loro fedeli fra la sede, il Ciak di via Procaccini e la palestra di via Cambini. Mentre per Id Al Fitr (la fine del digiuno) pensano al forum di Assago («ma è un po’ troppo lontano») come alternativa al Ciak.
La sistemazione delle comunità è un gioco a incastro, perché il centro di viale Jenner dovrebbe invece usufruire proprio del Ciak nella fascia oraria in cui è libero dai «colleghi» di via Padova. Il proprietario del teatro di via Procaccini, Diver Togni, conferma a grandi linee la sua disponibilità, salvo una comprensibile cautela che dipende dalla necessità di verificare date e orari con i gestori e l’amministrazione. Sono le preghiere del giorno e quella della notte, che il direttore Abdel Hamid Shaari intende ospitare nella sede storica, in una sorta di capannone all’interno di un normalissimo condominio di viale Jenner. Questo è un problema.
Il comitato dei residenti di Jenner-Farini si è spesso lamentato per rumori, confusione e odori (il rito prevede anche un abbondante pasto dopo il tramonto), e la richiesta di una sistemazione alternativa non fa che coincidere con la storica istanza dell’Istituto, che - lo ricorda Shaari - da 20 anni chiede di essere spostato altrove. «Ci siamo rivolti al candidato Giuliano Pisapia - ricorda il portavoce del comitato Luca Tafuni - e ora ci rivolgiamo al sindaco. Chiediamo un incontro, e chiediamo che la nuova amministrazione porti a compimento la strada intrapresa dalla vecchia. La sistemazione del venerdì al Palasharp ha funzionato, ora bisogna completarla con una sede definitiva, una soluzione come quella di Lampugnano: lontana dalle case, raggiungibile con i mezzi pubblici». Il sindaco, in campagna elettorale, ha parlato proprio dei piazzali contigui al Palasharp come di un’area candidata a ospitare una moschea. Anche Shaari intende tornare alla carica: «Scriverò al sindaco chiedendogli una soluzione, perché le soluzioni sono valide quando sono nero su bianco, le parole volano per aria».
E qui si apre un’altra questione, perché il centrosinistra ripete dalla campagna elettorale di voler tutelare il diritto di culto, ma poi come si traduce questo principio? Il direttore della Casa di via Padova, per esempio, chiede più luoghi di culto: «C’è un discorso avviato con Aldo Brandirali (ex assessore e presidente di commissione, ndr) per più luoghi di culto. Una sola moschea non risolve i problemi, anche perché si pone la questione di chi la gestisce.

Io dico pensiamo a 3,4,5 luoghi dignitosi, poi se il Comune vuol farne una ne discuteremo».

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