È la retorica del Mondo Nuovo: alla fine del tenebroso medioevo berlusconiano, ecco arrivare il governo guidato dai tecnici che, in un attimo, conduce il Paese verso la luce. Non importa se i conti non tornano perché la Borsa scende e lo spread risale come accadeva prima dell’avvento di Mario Monti. Importa fornire l’illusione che tutto sia cambiato, anche se l’Italia ha gli stessi problemi della settimana scorsa. In piccolo, abbiamo già visto trionfare la retorica del Mondo Nuovo quando Giuliano Pisapia venne eletto sindaco di Milano, e tutti si affrettarono a commentare: qualcosa sta mutando, si respira un’aria diversa. Erano passati neanche dieci minuti dalla vittoria su Letizia Moratti, e già gli opinionisti ci raccontavano una metropoli attenta alla cultura, vicina ai deboli, traboccante speranza. Ora tocca a Monti essere l’alfiere di una palingenesi tanto repentina quanto immaginaria. Così Moni Ovadia sull’Unità tira in ballo Pericle e Atene per celebrare «l’alba del ritorno della democrazia» salvo poi ammettere, da vero democratico, di «condividere i gesti di esplicito disprezzo» contro il Cav. Roberto Saviano su Repubblica pontifica sull’Europa innamorata di Monti e, in mancanza di Berlusconi, sputa sul berlusconismo che purtroppo non è deceduto (per non essere da meno, Antonio Tabucchi su El País paragona l’eredità politica di Silvio a un «microbo» da debellare per far risorgere addirittura l’intero continente). Paolo Flores d’Arcais, su Micromega, dà i numeri: secondo lui, Monti ha il gradimento dell’80 per cento degli italiani. Ezio Mauro, su Repubblica, lo scrive chiaro e tondo: questo è un momento di svolta «culturale e concettuale» che metterà al centro parole come «dignità, scrupolo, servizio».
Ecco, le parole. Sul web, Repubblica.it lancia un sondaggio al fine di trovare quelle che meglio descrivono l’improvvisa rinascita dell’Italia e il ritrovato entusiasmo del popolo. Sono offerte venti opzioni, accompagnate dal parere degli esperti di comunicazione. I quali, serissimi, discettano di «universo semantico nuovo» e «nuove chiavi coesive». Salvo poi tornare a battere sull’antiberlusconismo, che come «chiave coesiva» sembra appartenere a un «universo semantico» piuttosto datato, visti gli eventi. Disco verde quindi per il solito concentrato di banalità nel quale sono di solito riassunti diciassette anni in cui, pur senza centrare il risultato, l’Italia ha sognato di superare statalismo, tasse e spese dissennate.
Ma veniamo alle parole del Tempo Nuovo. Iniziamo col notare un dettaglio. Quelle proposte dagli esperti in comunicazione interpellati da Repubblica sono quasi tutte in fondo alla classifica. Gli internauti non si entusiasmano per «Fiducia nel Paese, fiducia negli altri», «Il Paese dei talenti», «Un Paese da cui non fuggire», «Rialziamo l’Italia», «Riprendiamoci l’ottimismo», «Credibilità e verità», «Fiducia e competenza». Si vede che l’assioma per cui i tecnici sono infallibili non vale per gli esperti di comunicazione. Male anche «Rimontiamo», anagramma di Mario Monti coniato da Stefano Bartezzaghi, considerato da Repubblica addirittura «il manifesto di una nuova era» perché citato in Parlamento. «Adesso si riparte» resta al palo insieme con «Riscatto», «Possiamo farcela» (mamma mia, facciamo gli scongiuri) e al filone patriottico, da «L’Italia è una e indivisibile» a «E adesso, Italia». Perché non «Forza Italia»? Anche il categorico «Siamo tutti europei» viene rispedito al mittente, perché in fondo siamo tutti europei ma tedeschi e francesi sono più europei degli altri, non se ne sono accorti solo a Repubblica.
Quali sono le voci preferite? Il Mondo Nuovo dice «Mai più» a quello vecchio, e punta «sull’essere» e non
«sull’apparire». Ci saranno più «Dignità» e la «Crescita» non sarà mai disgiunta dall’«Equità sociale». Per essere Nuovo, questo Mondo sembra poggiare su radici vecchie, quelle del l’azionismo, inteso come Partito d’Azione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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