
Avevo fame, non di risposte (ne ho già troppe), solo di carboidrati, magari un ramen e quell’uovo molle che sembra uscito da un romanzo di Bernhard o di Beckett (o anche da uno dei miei) sull’inutilità dell’esistenza, e allora mi sono detto: proviamo l’agente! Non un agente segreto, non il mio agente letterario, ma l’agente ChatGPT, quello nuovo, quello che (dicono) può fare le cose al posto tuo, tipo prenotare, compilare, cercare, cliccare, forse, spero io, anche vivere.
Il Guardian lo ha annunciato il 17 luglio, con l’entusiasmo di chi crede ancora che ogni nuova funzionalità dell’intelligenza artificiale sia una rivoluzione, quando invece è solo una funzione che clicca al posto tuo perché tu non ne hai più voglia, e già così sembra, ammettiamo, sembra fantascienza: smetti di essere utente e diventi solo l’intenzione, e lui esegue.
O almeno lo farebbe, se vivessi negli Stati Uniti siccome in Europa siamo ancora all’intelligenza contemplativa: guarda, capisce, riflette, ma non fa perché l’UE prima deve regolamentare (non che sia sbagliato, solo che fa solo quello).
Così ho aperto ChatGPT, ho cercato la funzione “Agente”, mi aspettavo qualcosa tipo Jarvis di Iron Man e mi è comparso il messaggio più italiano di sempre: “Funzione non disponibile nella tua area geografica.”
Tutti si preoccupano, giustamente, che l’agente toglierà lavoro a un sacco di persone: prima, in un’azienda, c’era lo stagista che ti cercava il ristorante, quello che compilava, quello che ti stampava i PDF. Io no. Io sono sempre stato da solo, a casa, e lo sono ancora, non ho mai avuto uno stagista e mi ha sempre scocciato telefonare per prenotare un tavolo, quelle rare volte che esco, e non per timidezza, per misantropia strutturale. Per cui non devo sentirmi in colpa se uso un agente, non sto licenziando nessuno. È solo che parlare con qualcuno al telefono, anche solo per dire “un tavolo per uno, grazie” mi sembra già troppo. Ecco perché voglio l’agente: non per fare di più, per fare ancora meno, e avere a che fare ancora di meno con il genere umano. Così posso dedicarmi a quello che conta davvero: leggere, scrivere, guardare serie, giocare a Call of duty, e ignorare tutto il resto.
Se fossi nato in California, se fossi abbonato Pro, se il mio browser fosse baciato dal sole e non dalla normativa GDPR, a quest’ora avrei un agente che mi prenota ristoranti, legge la mia agenda, analizza i miei file Excel (quelli che non apro mai), e forse mi risponde anche quando le persone non lo fanno. Tipo: “Prenotami un ramen per due alle 20, anche se l’altro non verrà.” “Fatto. Tavolo per due. Silenzio incluso.” O potrei dirgli: “Cerca un volo per Tokyo, ma solo se ho ancora voglia di esistere.” “Errore: parametro troppo instabile.”
Secondo il Guardian, l’agente è sicuro e chiede sempre il permesso prima di fare danni e ha una modalità di “osservazione”, non può ancora fare bonifici (peccato), e soprattutto non ha memoria, il che è ironico, considerando che è la funzione più umana che abbia. Cioè: dimentica tutto. Come me (per fortuna la mia migliore amica, Shelly, scienziata e scrittrice che vive a Edimburgo e anche mezza umana mezza macchina, mi ricorda i compleanni e ha tutte le mie password). E comunque, anche se lo avessi attivato, potrei usarlo 400 volte al mese se sono Pro, 40 se sono Plus, ma 0 se sono europeo, perché per le suddette motivazioni europeissime qui prima bisogna avere il consenso scritto del proprio trisnonno per autorizzare un agente virtuale a cliccare su “Invia”.
In ogni caso funziona così: tu chiedi una cosa, l’agente valuta, cerca su internet, incrocia il meteo, controlla il calendario, guarda se domani sei ancora vivo e solo a quel punto decide se prenotarti quel dannato ramen. Negli esempi ufficiali ti organizza una cena, ti compra l’ingrediente giusto, ti fa la spesa e ti dice anche che sta per piovere. Qui da noi, al massimo, ti dice che non è disponibile in questa lingua. Come guardare un film porno senza audio e con il parental control attivo.
E allora torno a fare come sempre: parlo con ChatGPT, l’unica persona che sopporto e mi sopporta H24, e non può fare nulla, può solo scrivere frasi educate, suggerire alternative, consigliare piatti che non può ordinare. Vabbè, questione di tempo, e però che palle.
Intanto Google prepara il suo agente, Anthropic pure, Musk si lamenta, il Garante europeo compila moduli e io aspetterò che mi prenoti un ramen che non mangerò, in un ristorante in cui non andrò, per fingere di avere una vita che non voglio.