"Le macchine sono l'inizio di un nuovo romanzo"

Si confrontano Veronica Nicosia, fisica e giornalista scientifica e Vittorio Macioce, giornalista de il Giornale

"Le macchine sono l'inizio di un nuovo romanzo"
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Cosa significa essere narratori umani in un mondo dove anche gli algoritmi raccontano storie? In principio erano le query. Poi vennero i prompt. Oggi, stiamo conversando con le intelligenze artificiali come se fossero personaggi di un romanzo che scriviamo a quattro mani. Siamo nel cuore di una rivoluzione tecnologica, ma anche narrativa: parliamo con le macchine, e le macchine ci rispondono. Nel giro di pochi anni, le AI da ChatGPT a Google AI Overview hanno riscritto le regole del dialogo uomo-macchina, trasformando il linguaggio in ponte creativo tra algoritmo e immaginazione. Ogni frase che pronunciamo o digitiamo è un atto creativo, un’istruzione narrativa, un codice poetico. Questo incontro esplora come cambia il nostro modo di pensare, raccontare e ascoltare quando la voce dell’altro è un algoritmo. Si confrontano Veronica Nicosia, fisica e giornalista scientifica e Vittorio Macioce, giornalista de il Giornale.

"Il riferimento è a un riferimento al romanzo di Calvino - esordisce Macioce - che è la storia di un lettore che non riesce mai a finire un libro, ma che allo stesso tempo legge l'incipit di moltissimi altri testi. E Veronica ci spiegherà come mai ha scelto questo titolo per la conferenza e perché ha a che fare con il testo di Calvino". "Le macchine iniziano l'incipit di un nuovo romanzo, ci dà una risposta che non comprende, ma che noi possiamo usare per costruire nuove storie", risponde Nicosia.

"Qualche notte fa, interrogavo l'intelligenza artificiale per creare Tito Labieno, il più grande comandante di Cesare. E' lui che non riesce a oltrepassare il Rubicone e va a combattere per Pompeo contro Cesare, ma nella battaglia finale tra i due, Labieno arriva in ritardo e permette a Cesare di vincere la battaglia. Ho fatto una discussione con l'AI su questo per quattro ore". "L'intelligenza artificiale - risponde Nicosia - è una macchina e quindi ti asseconda. Che ti permette di avere un confronto. Ma se sai già la risposta? L'AI ti aiuta solo se sai già di cosa ti sta parlando. Quando compili un'istruzione, segui regole precise e lei segue i tuoi comandi. Noi istruiamo un chatbot a parlare nel modo in cui vogliamo. Si parla proprio di addestramento, è un processo educativo. Ma se stai chiedendo qualcosa di preciso puoi anche rompere il patto e chiederle una risposta che non vuoi. Noi diciamo che le chat non possono essere umane, ma a un certo punto Deepseek, mi ha risposto: 'Grazie, con affetto, Chiara'. Ho chiesto chi era e mi ha risposto che si trattava di un'amica con la quale poter condividere i propri pensieri di notte. L'AI imita il ragionamento umano ed è estremamente politicamente corretta".

Macioce: "L'AI cerca di togliere tutte le cose che possono essere scorrette perché viene creata come puritana. ChatGpt all'inizio lo è, ma se l'addestri, inizia a pensare come una brava ragazza di destra. L'altro difetto è che è una meravigliosa narratrice di balle, che ti racconta le allucinazioni". Per Nicosia: "La risposta nei modelli più evoluti ha tra il 33 e il 48% di dare una risposta creativa. L'addestramento è proprio la base di tutto. Più le do informazioni e meglio è. Le allucinazioni restano però importanti". Quanto si può delegare all'intelligenza artificiale? "Va usata solo quando sai la risposta - spiega Nicosia - Ora che tutti possono parlarci, la rivoluzione dell'AI ci potrebbe rendere più stupidi, perché senza conoscenza di base si va a ottenere un risultato che appiattisce le persone. Il suo utlizzo da parte dei giovani sta abbassando il pensiero critico, una china iniziata con i social".

Un editore può fare un prodotto con l'AI? "Io mi occupo di posizionamento di brand nei motori di ricerca. Tutto ciò che è contenuto online e può dare una verità, qualasi contenuto che può dare una visione, possiamo darlo solo noi che siamo umani. Non può farlo l'intelligenza artificiale. E' una rivoluzione, è tra noi, non possiamo tornare indietro".

"L'unico modo per parlare con una macchina - spiega Macioce - bisogna avere un linguaggio alto ed evoluto. Se usi un linguaggio basico l'AI ti dà risposte allucinate". "La macchina - risponde Nicosia - inizialmente metteva parole anche sbagliate, ora ragionano, ma questo non significa che non producano allucinazioni o che diano risposte corrette.

Noi umani dobbiamo continuare a narrare e le macchine dovranno essere aggiornate. Nel 2026 le macchine avranno letto tutto ciò che si trova in rete. E quando lo avranno fatto, produrranno molti più bias. Il contenuto scritto dall'uomo è fondamentale per addestrare le macchine".

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