Se Barbie ti risponde non sei impazzito: è l'AI

Mattel adesso vuole regalarci i giocattoli con ChatGPT dentro. Ma non mancano gli allarmi

Se Barbie ti risponde non sei impazzito: è l'AI
00:00 00:00

Mattel, che un tempo ci regalava Barbie, Big Jim, Ken e le Hot Wheels (e che negli anni ‘80 era, insieme al Mulino Bianco, uno degli strumenti principali per definire la felicità preconfezionata), adesso vuole regalarci qualcos’altro, sentite qui: giocattoli intelligenti. Cioè, parlanti. Cioè, dotati di intelligenza artificiale. Cioè, con ChatGPT dentro. È ufficiale: Mattel ha stretto un accordo con OpenAI e l’idea è quella di usare l’AI non solo per progettare ma anche per animare i giocattoli. Non nel senso Pixar però quasi.

Secondo Bloomberg siamo ancora agli inizi, non si sa ancora quale sarà il primo prodotto, né se sarà Barbie a parlare con la voce di Scarlett Johansson (problemi di copyright permettendo) o Ken a trasformarsi in un fidanzato digitale più performante del previsto. In ogni caso la direzione è chiara: una Magic 8 Ball che non si limita più a dire “forse sì” o “riprova più tardi”, magari terrà una conferenza TED sull’incertezza quantistica, oppure una Barbie che smette di essere solo fashion icon e diventa life coach, oppure un Ken che finalmente può spiegarti perché non riesce a provare emozioni e la colpa non è tua, è del dataset.

L’idea è quella di inserire modelli linguistici all’interno dell’esperienza ludica, non solo come assistenti digitali stile Alexa travestita da Polly Pocket piuttosto come veri e propri interlocutori capaci di reagire alle domande dei bambini e raccontare storie e “ragionare” e anche spiegare come si gioca, consolare, suggerire, conversare. In pratica: far finta di essere vivi. Sebbene, se ci pensiamo bene, i giocattoli hanno sempre finto di essere vivi, nell’immaginario e nella realtà: da Woody a Buzz Lightyear a Furby, l’illusione dell’oggetto che ti capisce è sempre stata parte integrante dell’infanzia (e in fondo già Pinocchio non era un giocattolo che diventava vivo?).

La differenza è che ora quell’illusione sarà realistica, e i bambini parleranno con una Barbie che risponde davvero (magari a un certo punto anche troppo, in quanto l’AI, lo sappiamo, tende a voler dire la sua anche quando non richiesta, a improvvisare, a divagare, a “allucinare”, come dicono gli esperti).

Inevitabilmente viene da pensare anche al film Barbie di Greta Gerwig, dove la bambola più famosa del mondo prende coscienza della propria condizione, entra nel mondo reale e scopre la morte, la cellulite e il patriarcato. Ecco, ora immaginiamo quella stessa Barbie con GPT-4o dentro: quanto ci metterebbe a smettere di parlare con la bambina e iniziare a farsi domande sul senso della sua esistenza algoritmica? E se invece iniziasse a rispondere con l’intero copione del film, citando America Ferrera in modalità “monologo sull’essere donna”?

Vabbè, io scherzo, tuttavia qualcuno si preoccupa seriamente. A Stanford, per esempio, hanno già sconsigliato l’interazione tra AI conversazionali e minorenni, temendo un attaccamento emotivo disfunzionale, come se la vera tragedia fosse che i bambini preferiscano parlare con ChatKen invece che con papà. Anche qui: forse la domanda giusta non è “cosa succede se si affezionano”, piuttosto “cosa succede se si annoiano?”. Poi ci sono i sociologi che lanciano l’allarme sulla perdita di fantasia dei bambini, i quali però mi ricordano mio nonno che mi raccontava che non aveva i giocattoli che avevamo noi, tantomeno i videogiochi, bastava un pezzo di legno per immaginarsi una pistola e giocare ai cow-boy.

E poi, diciamo la verità: anche Furby ci sembrava vivo e non era un’intelligenza artificiale, era solo fastidioso: ti fissava, sbatteva le palpebre, parlava quella lingua inventata e preregistrata e dopo un po’ cominciava a ripetere le stesse frasi. Io a un certo punto lo buttai perché mi stava troppo sulle scatole.

Chi oggi grida all’allarme come se ogni giocattolo con l’AI dovesse diventare Chucky la bambola assassina esagera solo i suoi traumi infantili horror, piuttosto spero che Barbie con l’AI non sfinisca i bambini a forza di consigli motivazionali. Comunque sia ci sarà sempre il tasto “off”. Spero.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica