Non so, ogni volta che sento parlare dell’AI Act mi viene da ridere, anche perché l’UE ci si mette proprio d’impegno nel regolamentare ciò che non produce e piantare paletti per recintare tecnologie che mutano mentre si legge l’ultimo testo di regolamentazione. Vi dico cosa penso. Anzitutto leggo sul Financial Times che la European Commission starebbe valutando di concedere alle aziende “un periodo di grazia di un anno” per adeguarsi alle norme sui sistemi “alto rischio”, mentre altre testate come Reuters parlano di un possibile rinvio delle sanzioni fino al 2027, e di un alleggerimento degli obblighi per modelli generativi già sul mercato.
Infatti nel pacchetto di “semplificazioni” che dovrebbe essere presentato il 19 novembre, si prevede la riduzione di alcune registrazioni obbligatorie per sistemi a rischio e un approccio più morbido al monitoraggio post‑mercato degli algoritmi. Non entro nel merito, sono norme molto specifiche e complicate, noto solo che, se non ci stanno ripensando, forse ci stanno pensando al fatto che possa essere boomerang. Siccome la partita reale è altrove, non in UE: l’AI sta diventando il cuore della competizione economica, strategica, tecnologica, geopolitica (anche militare), e l’Europa assiste da bordo campo, cosa che non stupisce, è la caratteristica principale dell’UE.
Che, tanto per dire, non ha un modello decente di intelligenza artificiale suo, non domina la ricerca né guida la rivoluzione digitale (che avrà pro e contro e però bisogna farci i conti), eppure pretende di regolamentare con l’illusione di proteggersi.
Insomma, Stati Uniti e Cina corrono e dominano infrastrutture e chip e influenzano supply‑chain globali, stanziano centinaia di miliardi, mentre l’Europa regolamenta, e più regolamentiamo in materia più restiamo indietro, e più restiamo indietro più regolamentiamo, credendo di aver concesso ai colossi dell’AI “un anno di grazia”. L’UE non ha capito che tecnologicamente non sta graziando gli altri, si sta graziando da sola per non restare più fuori di quanto già non sia, signore mie.