Il nuovo corso di Alemanno Spariti i simboli dal suo sito

Via il simbolo di An dal sito personale e anche quello del Pdl. L’ultima scelta del sindaco Gianni Alemanno, da lui definita «istituzionale», spinge gli ex colleghi di partito de La Destra a maliziose letture politiche. In realtà il restyling del sito, senza riferimenti ad An e Pdl, pur trattandosi di una mera questione di facciata, potrebbe essere l’ultima, e più evidente, tappa di un percorso del primo cittadino verso una maggiore indipendenza, una più netta identità, soprattutto nazionale.
In questi primi mesi Alemanno è stato sempre al centro dell’attenzione dei media. Intanto perché gli è riuscito di scardinare il potere trentennale della sinistra a Roma, dimostrando che la conquista del Campidoglio non era solo un sogno o un miracolo, ma la legittima aspettativa di gran parte dei romani. Poi anche per le polemiche sullo svuotamento delle casse capitoline; per quelle storiche sul fascismo; per la questione sicurezza e l’emergenza nomadi. Ultima, in ordine di tempo, l’ordinanza che di fatto ha eliminato prostituzione in strada. Nel bene o nel male, ma sempre con intelligenza e, soprattutto, con intuito politico, Alemanno è stato sotto i riflettori e sulle prime pagine dei giornali. Le sue «aperture» gli sono valse anche importanti riconoscimenti da parte degli avversari e bisogna riconoscere che, pur dovendo occuparsi di amministrare la città (compito non certo facile) è riuscito a interpretare un ruolo di primo piano nella politica nazionale, grazie anche alla sua precedente esperienza al Mipaf.
Qualcuno tra i suoi più stretti collaboratori sostiene che il sindaco stia facendo un po’ da contrappeso al peso della Lega nel governo. Strategia per ora vincente: la vittoria più evidente i fondi strappati al governo per ripianare il deficit del Campidoglio. E l’articolo su Roma Capitale inserito nel ddl sul federalismo fiscale, primo passo di una riforma che la città aspetta da 30 anni. In casa An, almeno a Roma, il nuovo Alemanno piace. «Anche perché - spiega il senatore Andrea Augello (An-Pdl) - la formazione della classe dirigente passa per le aree metropolitane, fino a oggi egemonizzate dalla sinistra». E questo Alemanno lo aveva capito anche quando aveva perso la sfida con Veltroni nel 2006, immolandosi a una sicura sconfitta ma gettando i semi per la vittoria alle ultime comunali. «Il vero segno di originalità di Alemanno - aggiunge Augello - è la scelta di porre al primo punto dell’agenda temi che nessuno persegue davvero, come federalismo fiscale e poteri speciali. È andato a Palazzo Chigi e ha posto i problemi di Roma. E i soldi sono arrivati». «Fa bene Alemanno a dire le cose in cui crede - spiega il deputato Vincenzo Piso -. Ormai siamo abituati a un modo di fare politica dove l’unanimismo di facciata uccide qualsiasi possibilità di dialogo. Alemanno semplicemente si sta ribellando a questa logica.

Ed è destinato a crescere in ambito politico nazionale». Fuori dal coro Francesco Storace: «Il virus del Campidoglio contagia tutti, anche Alemanno. Sta diventando un Veltroni di destra. E a livello nazionale non sono contenti».

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