Washington - La seconda firma che conta attira ad Obama gli strali della Chiesa. Il presidente americano sta per acconsentire all'eliminazione delle restrizioni nelle leggi per ogni Stato americano sui fondi per i gruppi abortisti. Abolita, di fatto, una legge voluta fortemente dal suo predecessore, George W. Bush, che aveva cercato di rendere molto difficile ricorrere all'interruzione di gravidanza.
La firma di Obama Il presidente degli Stati Uniti rimuoverà le restrizioni ai finanziamenti governativi destinati ai gruppi pro aborto. Lo hanno rivelato fonti dell’amministrazione americana, secondo cui Obama ha pronto "per oggi un ordine esecutivo". Al momento sono vietati i finanziamenti alle cliniche o ai gruppi che offrono servizi di pianificazione familiare o anche a quelli che forniscono consulenza all’estero. Tale divieto è noto sotto la formula di "Mexico City Policy": fu nella capitale messicana nel 1984, durante una conferenza delle Nazioni Unite, che gli Stati Uniti l’annunciarono, facendone uno dei pilastri delle politiche sociali dell’amministrazione repubblicana di Ronald Reagan. Il divieto venne poi abolito da Bill Clinton nel 1993 e poi reintrodotto da Bush nel 2001.
L'anatema della Chiesa I vescovi americani chiedono al neopresidente di non firmare leggi sull’aborto più permissive di quelle attualmente in vigore. "Siamo preoccupati - ha detto il vescovo di Orlando monsignor Thomas Gerard Wenski alla Radio Vaticana - per il fatto che gli ideologi pro-aborto possano prevalere in Congresso e presentare a Obama una proposta di legge abortista più radicale: speriamo che ciò non accada, ma se dovesse accadere, speriamo di riuscire a convincerlo a non firmarla". Le speranze non sono molte, visto che, da senatore, Obama ha sempre sostenuto il diritto all’aborto.
Azione popolare Ma i vescovi si sono comunque impegnati ancora in queste ore "a convincere la gente - ha detto il vescovo di Orlando - a contattare i rappresentanti in Congresso affinché si oppongano a qualsiasi iniziativa legislativa tesa ad ampliare il diritto all’aborto". Le preoccupazioni dei vescovi americani riguardano soprattutto il Freedom of Choice Act (Foca) che, se approvato, negherebbe ai singoli Stati americani il diritto di promulgare leggi che limitino le possibilità di aborto. "Il Freedom of Choice Act - dice all’emittente vaticana il direttore del servizio informazione del Segretariato pro vita della Conferenza episcopale statunitense Emer McCarthy - elimina tutte quelle norme che tutelano la donna da un aborto non sicuro e costringe i contribuenti a finanziare l’aborto in tutto il Paese; chiede a tutti gli Stati di consentire la nascita parziale e ogni altro tipo di aborto a gravidanza avanzata e sottopone le donne a pratiche abortive eseguite da personale non medico o da medici che non hanno l’abilitazione, che magari hanno perso l’abilitazione strada facendo".
Altri effetti Inoltre - aggiunge McCarthy - "viola il diritto all’obiezione di coscienza di infermieri e medici, costringendo tutti anche se non in prima persona, a essere coinvolti nell’aborto, e priva i genitori del diritto a essere coinvolti nella decisione della figlia minorenne di abortire".
Anche la revoca del blocco dei fondi alle ong che offrono servizi di aborto all’estero preoccupa il mondo cattolico, dicono alla Conferenza episcopale americana, come pure una possibile revisione della legge sulle cellule staminali. Intanto, nelle prossime settimane, i vescovi inviteranno i fedeli delle parrocchie a firmare e spedire cartoline al Congresso contro ogni tipo di legislazione contraria al principio della difesa della vita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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