Per ridurre nei prossimi 10 anni il deficit di 4mila miliardi di dollari, è necessario che «paghino tutti». Dopo il «yes, we can» degli esordi, ecco il nuovo slogan di Barack Obama, il mantra con cui il presidente Usa in declino di consensi cerca di rimettersi in sella. Con una sfida lanciata a Wall Street e a tutta la Corporate America, chiamata a dare il proprio contributo nellazione di risanamento dei conti federali, ma che suona anche come una chiamata alle armi per i repubblicani, che hanno subito bocciato il piano.
Dal Rose Garden della Casa Bianca, Obama ha declinato ieri il piano di riduzione del disavanzo, il cui ammontare è di 1.000 miliardi superiore a quanto stimato dalle anticipazioni della vigilia. AllAmerica il presidente ha ricordato che è tempo di «tornare a stare in piedi sulle nostre gambe». Ma i tagli alla spesa previsti - due dollari ogni uno di entrate - più i risparmi per 1.000 miliardi garantiti dalla fine delle guerre in Irak e Afghanistan, non basteranno a riportare i conti in pareggio. Quindi? «Dobbiamo trovare una soluzione - ha spiegato Obama - per il nostro budget, tutti devono esser partecipi, dalle famiglie più povere a quelle più ricche. Ma è giusto che siano quelle ricche a sostenere di più» il piano, che prevede un inasprimento fiscale per chi guadagna più di un milione di dollari ed entrate aggiuntive per 1,5 miliardi. È la cosiddetta «Buffett Rule», la regola che prende il nome del miliardario che per primo si è scagliato contro le sperequazioni fiscali. «Non è possibile - ha infatti aggiunto Obama - che il segretario di Warren Buffett paghi una quota di tasse sul reddito maggiore di Buffett».
Cè forse qualche intento punitivo verso coloro che hanno avuto successo? «Non è lotta di classe, è matematica», ha precisato il presidente. È «ingiusto» che «una maestra o un operaio edile paghino più tasse di un miliardario», ha aggiunto il presidente riferendosi al fatto che i dipendenti vengono tassati tra il 10 e il 35%, laliquota minima che ora verrebbe applicata ai milionari che tornerebbero così a pagare le tasse «ai livelli in cui pagavano negli anni 90».
Ma i repubblicani sono già sul piede di guerra. Le proposte di Obama «non affrontano in modo risolutivo i problemi di spesa legati alla sanità e alle pensioni» e «insistono su un enorme aumento delle imposte e su risparmi fantasma».
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