«Obama sbaglia: per Mosca è ancora Guerra Fredda»

Di Vladimir Bukovsky, 66 anni, emblema della dissidenza sovietica e temuto prigioniero politico, forse oggi in Russia non ha più paura nessuno. Addirittura, ne sono i suoi detrattori, ne parlano come di un «uomo dimenticato». Troppi anni passati all’estero. Espulso dall’Urss nel 1963 per la sua attività d’opposizione, vive a Cambridge. Da qui, però, continua la battaglia per risvegliare le coscienze del suo Paese. Tanto che nel 2008 ha tentato di candidarsi alle presidenziali. Oggi che - nel giorno del primo summit bilaterale tra Barack Obama e Dmitry Medvedev - in molti guardano alla Casa Bianca e al Cremlino come a due luoghi all’improvviso più vicini, Bukovsky avverte: «L’approccio di Obama alla Russia è tutto sbagliato fin dall’inizio. Non illudetevi: a Mosca il clima è ancora da Guerra Fredda».
Vladimir Konstantinovich, cosa può cambiare nei rapporti Usa-Russia con due nuovi capi di Stato come Obama e Medvedev?
«Niente. Washington ha parlato di «reset», ma cosa significa ripartire, se prima non c’è stata nessuna promessa di cambiamento da parte della Russia? Si tratta più di politica conciliante, che di azzeramento. Anche a Monaco nel 1938 le potenze occidentali hanno teso la mano: hanno accettato l'aggressività di Hitler e quello che è seguito lo sappiamo tutti».
Finora, però, politiche di muro contro muro con il Cremlino non hanno funzionato.
«La strategia di Obama di presentarsi come un volto nuovo e pulito sulla scena internazionale è ridicola. Fa finta di voler voltare pagina come se non fosse successo niente. Lo fa con Mosca, come con il mondo musulmano. Non si può tendere la mano ai Paesi arabi come se non ci fosse stato l’11 settembre o i conflitti in Medio Oriente. Finché Obama si presenterà come un Messia sceso dalle nuvole i rapporti con Mosca non miglioreranno».
Sembra che sul disarmo si voglia trovare un accordo.
«È un’illusione. Ad ogni modo il trattato sul disarmo è uno strumento in mano alla diplomazia che viene tirato fuori a fase alterne per far credere all’opinione pubblica che si sta facendo qualcosa. Io vedo in questo atteggiamento una capitolazione: Obama sembra Chamberlain davanti alla Germania nazista».
Che senso ha allora la visita di oggi?
«Non c’è motivo che Obama sia a Mosca, perché allo stato dei fatti non c’è nulla da discutere. Si tratta solo di un evento di facciata».
Cosa non comprendono America e Europa della Russia?
«In Russia la politica ancora è pervasa dallo spirito della Guerra Fredda, c’è un impegno programmatico dei politici a far passare messaggi inneggianti alla sconfitta dell’Occidente. Anche se l’ideologia comunista non ha più seguito tra la gente, per la politica del Cremlino è ancora fonte di ispirazione. È Putin ad aver ammesso che il crollo dell’Unione sovietica è stata la peggior catastrofe del ’900! Con queste basi non ci sono molte prospettive per un futuro diverso».
Ma Medvedev è visto come l’uomo nuovo, diverso dal mondo del Kgb da cui viene Putin?
«Medvedev non è stato eletto dal popolo, ma nominato dal Cremlino. Non è un uomo indipendente e non ha una sua linea politica autonoma. Se in Europa pensate che finalmente la Russia ha un leader moderno siete caduti proprio nella trappola del Cremlino».
Diversi analisti segnalano, invece, una lotta ai vertici del potere in Russia.
«Non c’è nessuna battaglia. Non è cambiato nulla da quando Medvedev è al potere: la Georgia è stata attaccata, Khodorkovsky è ancora in carcere, il progetto dello scudo americano antimissile è ancora osteggiato. La verità è che al comando c’è Putin e i suoi uomini».
Obama lo sa?
«Certo.

E le recenti provocazioni di Obama verso Putin definito uomo del passato servono solo per l’opinione pubblica. Di fatto dopo l’omologo Medvedev, Obama incontrerà il premier Putin, un’anomalia per una visita di Stato di questi livelli».

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