Obama torna alla carica "Alzare le tasse ai ricchi"

Il 2 agosto scade il termine per trovare un accordo sull’innalzamento del debito pubblico: "Non si può ridurre il deficit senza avere più gettito. Che non potrà venire dalle famiglie della classe media, ma da chi se la passa molto bene"

Obama torna alla carica 
"Alzare le tasse ai ricchi"

Washington - Nervoso conto alla rovescia negli Stati Uniti, dove il 2 agosto scade il termine per trovare un accordo sull’innalzamento del debito pubblico. Obama non usa mezzi termini per dire che il tempo stringe e che tutti, di un partito e dell’altro, dovranno fare scelte dolorose. Nella conferenza stampa alla Casa Bianca per fare il punto sul negoziato il presidente usa buona parte dei settanta minuti per accusare i repubblicani di giocare col fuoco. Ma i suoi toni sembrano, più che altro, quelli tipici della campagna elettorale. Prende di mira "società petrolifere, manager degli hedge fund, proprietari di jet aziendali" e si schiera dalla parte degli americani medi che ha più volte evocato. Tornando al 2 agosto Obama ricorda che è "una scadenza vera, seria" prima della quale va trovato un accordo pena "conseguenze significative". Il presidente ricorda che sono stati fatti "dei progressi veri, la scorsa settimana abbiamo trovato più di un miliardo di dollari di tagli, ma bisogna fare di più". Ma non si possono chiedere sacrifici indiscriminatamente: "Non si può ridurre il deficit senza avere più gettito. Che non potrà venire dalle famiglie della classe media, ma da gente che se la passa molto bene e che ha le tasse più basse da persino prima che io nascessi".

Più tasse per i ricchi L’estensione dei tagli fiscali per i redditi sotto i 250.000 dollari, decisa lo scorso dicembre, deve restare in vigore almeno per un anno, ha detto Obama, per tenere in vita la ripresa economica. Da chi guadagna di più dovrà venire invece più gettito, anche se non in forma di aumenti diretti delle tasse, che il presidente non ha citato e che non ha in effetti proposto nel corso del negoziato sul debito. Ha invece chiesto di mettere fine agli "sgravi fiscali per gente che guadagna centinaia di miliardi di dollari", un mossa senza la quale "dobbiamo togliere le borse di studio per l’università ai ragazzi, tagliare la ricerca. E prima di chiedere agli anziani di portare il peso è giusto chiedere alle aziende petrolifere e ai proprietari di jet privati di fare a meno degli sgravi. Penso che la maggioranza degli americani sia d’accordo".

L'attacco ai Tea Party Abbastanza ottimista sulla possibilità che la controparte repubblicana accetti qualche forma di aumento del gettito ("chiamatemi ingenuo, ma penso che a un certo punto i leader si rivelano all’altezza dell’occasione"), Obama non dimentica di chiamare al sacrificio anche i democratici perché "tutti dobbiamo avere il coraggio di toccare le nostre vacche sacre, è dura politicamente ma è giusto farlo". Ma il presidente ha riservato i toni più accesi contro le frange conservatrici ("certi circoli del partito repubblicano", ha detto, ma senza mai citare espressamente il Tea Party) secondo le quali la scadenza di agosto è una finzione, perché il governo può semplicemente decidere di pagare gli interessi sul debito pubblico e posporre il pagamento delle altre spese. "Sarebbe come se io decidessi di pagare il mutuo ma non le rate dell’auto! E poi paghiamo gli interessi sul debito ai cinesi ma non gli assegni della pensione agli anziani?". Pacato ma secco, Obama ha avvertito che l’accordo per consentire al governo di prendere più denaro a prestito va trovato in fretta, e che non si può arrivare all’ultimo minuto: "Io faccio il presidente degli Stati Uniti, cerco di essere responsabile e di usare toni tranquilli per non spaventare la gente. Ma il 2 agosto è una scadenza vera".

Un punto che ha reiterato con un’altra delle immagini di tono populista che hanno segnato una conferenza stampa combattiva: "Le mie figlie i compiti di scuola li fanno il giorno prima, non stanno in piedi tutta la notte". 

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