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Occupazioni, il reato è lo stesso ma la pena no

I fatti, spesso, parlano da soli, non hanno bisogno di commenti, soprattutto quando si tratta di giustizia a due velocità. Il tribunale per i minori di Milano giovedì ha inviato 26 avvisi di garanzia per occupazione abusiva e interruzione di pubblico servizio agli studenti che lo scorso 14 dicembre hanno occupato il liceo classico Ugo Foscolo di Pavia. Ventisei lettere per comunicare ai ragazzi - tutti minorenni - che ora hanno un avvocato d’ufficio e che si dovranno difendere da due accuse: per quella di occupazione rischiano fino a due anni di reclusione; per aver interrotto le lezioni, non aver permesso agli studenti non interessati all’occupazione di seguire normalmente i corsi e non aver fatto entrare il personale a scuola la pena prevista va da sei mesi a un anno. Con l’aggravante legata al numero di persone coinvolte: più di dieci.
Erano i giorni della protesta anti-Gelmini contro la riforma universitaria e i tagli all’istruzione e alla scuola pubblica. Erano i giorni dei cori, delle scritte anti-Berlusconi, dei lanci di pietre e uova contro la sede del provveditorato, dei danneggiamenti con bilanci finali in negativo a molti zeri, degli atti vandalici senza freno. E quasi un mese prima, il 18 novembre, ma stavolta a Milano, era accaduto più o meno lo stesso. Gli studenti del liceo artistico «Caravaggio» di via Prinetti (zona Turro) erano stati denunciati dal preside per aver occupato abusivamente la scuola. Tuttavia il 7 febbraio per i quaranta ragazzi indagati i pm milanesi Ferdinando Pomarici e Grazia Pradella hanno chiesto l’archiviazione. L’occupazione, infatti, secondo i giudici, non avrebbe «interferito con la regolarità delle lezioni».
Eppure i fatti sono i medesimi. Anche in questo caso gli studenti erano stati iscritti nel registro degli indagati. In quei giorni, dopo dure proteste di piazza, decine di scuole superiori della città erano state occupate o erano entrate in autogestione. Anzi: qui a Milano gli studenti erano stati molto più «duri» che a Pavia dove l’occupazione era durata un solo giorno. Al liceo Caravaggio, infatti, i ragazzi si erano asserragliati dentro la scuola e per giorni non avevano voluto cedere alle richieste del personale della Digos che dall’esterno cercava di fermare la protesta. Prima erano stati denunciati i tre capi d’istituto, due minorenni e una maggiorenne, poi una quarantina di altri studenti che presidiavano la scuola giorno e notte. Secondo i pm milanesi, però, non sussistono gli «elementi costitutivi» del reato.

In particolare «difetta il requisito dell’arbitrarietà dell’occupazione» e non c’è stata interferenza con la regolarità delle lezioni.
A Pavia, quindi, stessa storia, stessa accusa, ma altri magistrati competenti, quelli del tribunale dei minori. E, forse, perciò, anche un’altra giustizia.

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