«Officina Italia», arrivano i nuovi talenti

Lo scorso anno mille persone si sono radunate, in una Palazzina Liberty ritornata vitale, ad ascoltare le letture di Roberto Saviano, Alessandro Baricco e Carlo Lucarelli per una tre giorni letteraria ideata da Antonio Scurati e Alessandro Bertante. Questa è la formula di «Officina Italia» e i due curatori la propongono anche quest'anno presentando un festival dell'inedito che, con il sottotitolo «Terza generazione», intende concentrarsi sui nuovi talenti della letteratura nostrana. Nelle giornate del festival, che si terrà sempre in Palazzina Liberty dal 14 al 16 maggio, sono tanti gli autori che schiuderanno le porte della loro personalissima officina di parole leggendo in pubblico brani di opere inedite cui stanno lavorando. I nomi noti, per una rassegna che ha il sostegno della provincia e del comune di Milano, non mancano: ma accanto ai «soliti» Sandro Veronesi e Sebastiano Vassalli, c'è spazio per la sorprendente (per quantità e qualità) generazione degli anni Ottanta, tra cui spicca il torinese Paolo Giordano, che con il suo romanzo La solitudine dei numeri primi, pubblicato nei primi mesi dell'anno da Mondadori, è il caso editoriale del momento.
«Contrario alle logiche del marketing delle case editrici e vero e proprio calderone ribollente della creatività» - questa la definizione di Antonio Scurati - “Officina Italia” corregge il tiro rispetto alla selezione degli autori della passata edizione non solo grazie alla presenza di un buon numero di penne femminili di valore come Valeria Parrella e Laura Pariani ma anche perché punta dritto allo scouting letterario. «Vorremmo che da questa manifestazione arrivassero segnalazioni utili alle grandi case editrici che nella scoperta dei nuovi talenti spesso navigano a vista», ha detto Scurati commentando la presenza di due poetesse esordienti, la biellese Silvia Avallone e la romana Veronica Raimo, così come di Barbara Di Gregorio, i cui lavori sono ancora inediti.
Ad affiancare gli autori di «terza generazione» nei reading letterari ci sono anche scrittori già affermati e di indubbio valore come Walter Siti (in questi giorni in libreria con Il contagio), Andrea Bajani e Mario Desiati. Pochi orpelli e poco spettacolo, il festival cede alla formula del talk-show culturale solo nella prima serata quando, dopo le letture, si dibatte sul tema «Si può mettere in scena l'Olocausto?», con un esplicito riferimento a Le benevole di Jonathan Littell, discusso volume recentemente dedicato agli orrori della Shoah: ne parleranno Gian Arturo Ferrari, Marco Belpoliti, Giuseppe Genna, Sebastiano Vassalli e Sergio Luzzatto.


Infine, una proposta-provocazione: Scurati ha lanciato l’idea di un appello degli intellettuali rivolto a «chiunque abbia vinto le elezioni affinché sia concessa la seconda serata di Rai3, nella sede di Milano, agli scrittori perché si parli di letteratura in modo appealing secondo il linguaggio moderno della televisione attuale». Immediato il commento di Vittorio Sgarbi: «Nessuna idea è più interessante che restituire la televisione agli scrittori, sono pronto a sottoscrivere per primo un appello se mi verrà richiesto».

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