Da oggi la procedura d’appello automatica

da Bagdad

Avrà inizio oggi stesso la procedura del ricorso in appello contro la condanna a morte di Saddam Hussein e di altri due coimputati al processo per lo sterminio di 148 cittadini sciiti di Dujail nel 1982. Lo ha reso noto il giudice Raed Jouhi dell’alta Corte penale irachena.
La procedura d’appello scatta automaticamente per i condannati a morte (oltre a Saddam, Barzan Ibrahim al Tikriti e Awad Hamed al-Bandar) e per Taha Yassin Ramadan, condannato all’ergastolo. Gli altri imputati ne potranno fare richiesta.
L’appello contro il verdetto di ieri mattina comincerà oggi e durerà 30 giorni. «La Camera d’appello del tribunale non andrà oltre questa data limite per rendere nota la sua decisione», ha spiegato il giudice Raed Jouhi in una conferenza stampa.
Secondo gli statuti del tribunale iracheno, creato nel dicembre 2003, l’appello è consentito a tutti gli imputati e al procuratore generale, ma dovrà essere motivato da un errore di procedura o da qualche violazione del diritto. Appena presentato, il ricorso in appello sarà preso in esame dalla Camera d’Appello del tribunale, composta da nove giudici. Se la corte lo riterrà fondato, dovrà avere luogo un nuovo processo. In caso di ratifica della decisione presa in prima istanza, invece, la sentenza dovrà essere applicata entro 30 giorni, secondo gli statuti del tribunale.
Per i casi di condanna a morte, il decreto d’esecuzione dovrà essere firmato dal presidente della Repubblica o dai suoi vice presidenti.


«Per quanto riguarda gli altri processi, il tribunale procederà solo rispetto agli imputati ancora vivi, poiché coloro che sono stati giustiziati non possono più essere perseguiti», ha indicato il procuratore generale Jaafar al Mussaui. Gli statuti precisano inoltre che nessuna autorità, nemmeno il presidente della Repubblica, può utilizzare il diritto alla grazia né commutare le pene pronunciate dal tribunale.

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