"Ogni weekend dieci studentesse vengono a chiederci la pastiglia"

La testimonianza della ginecologa: "Pensano di essere moderne, ma non hanno alcun rispetto per se stesse". E cancora: "La legge 194 resta valida, sono contraria a ogni revisione"

Milano - Al pronto soccorso ostetrico-ginecologico di Padova a fronte di 3500 parti all’anno, vengono richieste e prescritte 2300 pillole del giorno dopo, cinque ricette in media nei giorni feriali con picchi di dieci durante il weekend. «Un bel numero e certo non fa bene alla salute delle donne perché si tratta di una bella dose di progestinici – spiega Tullia Fede, responsabile dell’ambulatorio di ginecologia tutto dedicato alle studentesse, componente del dipartimento di Scienze ginecologiche e della riproduzione umana dell’università di Padova –: se capita di prenderla una volta sola l’organismo forse non ne risente, ma se l’uso è ripetuto crea di certo dei danni». Fede è cristiana e antiabortista, ma non vuol sentire parlare di revisioni della legge 194, né di moratorie, «perché ho già visto morire troppe donne di setticemia conseguente a un aborto clandestino».

A chiedere la pillola del giorno dopo sono soprattutto giovani oppure anche donne mature?
"Capita davvero di rado di trovarsi davanti operaie e impiegate, questa fascia d’età è consapevole dei rischi e, se non vuole figli perché magari ne ha già, prende delle precauzioni. Le studentesse, invece, pensano di essere modernissime, ma di fatto non hanno nessun rispetto per sé stesse. Si tratta di ragazze con una certa cultura, preparate, che chiedono il Pap test e s’informano pure dell’Hpv test (entrato da poco nella pratica clinica, predittivo dell’infezione da papilloma virus, ndr), ma la maggioranza ha rapporti non protetti".

Che spiegazioni danno?
"La prima risposta e quella più frequente è che si è trattato di un rapporto occasionale. Se hanno una relazione stabile e continuativa con un ragazzo allora prendono la pillola, altrimenti vanno alla sbaraglio. La ragione è atavica: nelle giovani donne persiste un’importante auto svalutazione per cui senza un uomo accanto non sono nessuno".

Che soluzioni prospetta?
"Bisogna lavorare su mamma e papà.

Le ultime generazioni di genitori non parlano, si nascondono, non offrono alle figlie gli strumenti culturali perché possano imparare. Invece sono proprio loro che dovrebbero andare dallo psicologo almeno una volta al trimestre per farsi spiegare la sessualità dei loro bambini".

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