Marcello Chirico
Buonafede o presa in giro. È quello che, ai piani alti del grattacielo Pirelli, stanno cercando di capire dopo aver appreso, ieri mattina, della decisione a sorpresa del sindaco della Capitale Walter Veltroni. Quella cioè di ritirare la candidatura di Roma per le Olimpiadi 2016 («non esistono le condizioni politiche» la motivazione), dopo un braccio di ferro durato mesi - anzi, diciamo pure anni - con Milano e la Lombardia, ma anche alla luce dellaccordo di non belligeranza ma, al contrario, di mutuo soccorso sancito a giugno col sindaco Letizia Moratti.
«Rinunciamo alla candidatura milanese in modo da poter dare più forza e sostegno a quella romana, col patto che Roma faccia altrettanto a favore di Milano per ledizione successiva del 2020, nel caso in cui la sua candidatura olimpica venisse scartata» fu la proposta fatta dalla Letizia a Walter, e che questultimo accolse con parole di vivo apprezzamento. Una scelta di buonsenso, quella della prima cittadina milanese, dopo la porta sbattuta in faccia a Palazzo Marino dal Coni nazionale, palesemente schierato pro-Capitale al punto da arrivare a dire che non esistevano i tempi tecnici per permettere allamministrazione meneghina di predisporre il dossier olimpico da presentare al Cio (cosa non vera, visto che quei dossier potranno essere consegnati dalle singole città entro lestate 2007).
Ieri il colpo di scena, con Veltroni che getta la spugna. «Attorno a questa candidatura ci voleva unità, e quellunità non cè» denuncia il sindaco capitolino, addebitando la decisione a presunte mancanze di fondi governativi per sostenere quella candidatura. Una scusa plausibile, ma alla quale al Pirellone credono poco. «Sarebbe un tantinello sorprendente che, appena 15 giorni dopo le insistenze forti che Roma ha avuto anche su Milano per usufruire della candidatura alle Olimpiadi del 2016 improvvisamente si verificasse che quelle condizioni che sono esistite per mesi e mesi si siano ora dissolte in 15 giorni», il primo caustico commento del governatore Roberto Formigoni, auguratosi poi che «le difficoltà e i problemi cui accenna Veltroni possano essere superati e che Roma confermi in termini concreti la sua candidatura per il 2016». Ma ciò che più preme a Formigoni è che quel «gentlemans agreement in base al quale spetta a Roma la possibilità di candidarsi nel 2016, ma tocca a Milano la candidatura nel 2020» venga rispettato. Perché, anche se il governatore non lo dice, il dubbio che quello romano sia un ritiro strategico cè. Sapendo infatti che, dopo lassegnazione dei Giochi 2012 a Londra, difficilmente le Olimpiadi si potrebbero tenere 4 anni dopo in unaltra metropoli europea, Veltroni al momento rinunci per poi rilanciare la candidatura romana per il 2020. Data su cui Milano punta ora decisa.
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