È nato nella banlieue parigina, oggi gioca con gli aquiloni insieme a sua figlia sulla spiaggia di Saint-Malo: un suo vicino di casa è pescatore, laltro un affittacamere per lestate. Proviene da una famiglia senza una biblioteca in salotto, i suoi amici dinfanzia passavano il tempo a seguire il campionato di calcio e a ballare le hits di Madonna. Olivier Adam, 32 anni, ha preso invece unaltra strada: «La sola che ero in grado di percorrere». dice. Scrittore autodidatta con una laurea in economia («Utile: mi ha permesso di studiare il mercato del libro»), ha già pubblicato in patria sette romanzi, poesie e un libro per ragazzi. Due anni fa lexploit: «I nove racconti di Passer lhiver - scrisse Le Monde - includono di primo acchito Olivier Adam nella stirpe dei grandi narratori». Giudizio lusinghiero e condivisibile. Con un ottimo successo di pubblico, un premio letterario vinto e sceneggiatori interessati a farne un film Oltralpe, la raccolta di short-stories è stata appena tradotta da minimum fax (Passare linverno, pagine 92, euro 9.50) e offre al lettore a digiuno di prosa incisiva davvero un bel regalo.
Ambientati dinverno, preferibilmente sotto la neve o la pioggia, sovente di notte o allimbrunire, questi nove racconti ci parlano di storie damore mal concluse, dellangoscia della domenica, della stanchezza di una madre single, della delusione di una benzinaia costretta a lavorare la notte di Capodanno. Ma anche della felicità che un uomo maturo trova tra le braccia di una bella capoverdina, del sorriso di due bambine alla vigilia di Natale, di un incontro fortuito che ha cambiato, se non la vita, almeno la nottata. «Credo - afferma lautore - che la felicità duri qualche attimo e non possa essere la costante dellesistenza. È un momento di pausa». Dal male di vivere? No, Adam non è un esistenzialista. È solo uno che sa guardarsi in giro. Lo ha fatto, e bene, prima nellestrema periferia a Ovest della capitale francese dovè cresciuto e oggi tra le brume tranquille della Bretagna. «La vita della maggior parte della gente è fatta di alti e bassi e di inverni che devono passare», spiega. E intanto pensa a Raymond Carver, il solo maestro dichiarato da un giovane scrittore che ammette che alla scuola di stato preferiva incessanti letture. Da quando ha 17 anni fa così: legge e scrive, «tutti i giorni, ma senza che questo mi estranei dalle pratiche quotidiane». La ritrovi, questa passione per la letteratura americana, nei suoi scritti: di Carver cè lattenzione per il dettaglio che si trasforma in sostanza, cè lode allordinario che diventa straordinario, cè il ruolo che gioca il destino nellesistenza di ciascuno di noi. Olivier Adam, che si considera un artigiano della parola, che passa otto mesi a limare a meno di cento pagine un libro che era tre volte più fitto, che è attento al suono del periodare quasi fosse un musicista (infatti è un pianista mancato), non ha nulla del «giovane-scrittore» da copertina. E nemmeno del francese. Non ha nessuna voglia di nascondere qualche chilo di troppo, né la barba incolta: in Italia ha rifiutato lauti compensi pur di scegliere un editore di cui apprezzasse le scelte editoriali.
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