Viviana Persiani
È attraverso l'evocazione poetica che, come in una suggestiva cartolina, prende vita il panorama agreste siciliano con i suoi contrasti, la sua ironia, il suo folclore.
Così si presenta la messinscena di Liolà firmata da Gigi Proietti che, al Teatro Manzoni fino al 5 marzo offrirà allo spettatore una fotografia di un mondo che non c'è più, di una dimensione bucolica tanto cara a Luigi Pirandello e restituita con grande maestria da un cast prestigioso dove spiccano i nomi di Gianfranco Jannuzzo e Manuela Arcuri. «Dal palcoscenico del Teatro Manzoni - dichiara Proietti - prende il via questa nostra avventura che non ha ancora avuto rodaggio, ma che spero possa rendere omaggio all'autore siciliano. Con un atto di fedeltà ho lavorato a questo grande testo che trasuda sicilianità da tutte le parole». Lo sforzo del regista si è limitato alla lettura e alla profonda comprensione del lavoro pirandelliano, senza concedersi slanci interpretativi. «Non proponiamo una versione bizzarra del testo, a metà strada tra commedia e tragedia, bensì una mera lettura, e non una rilettura, fedele all'originale e alle intenzioni dell'autore agrigentino. Liolà è un'opera che evoca emozioni, piena di ironia e di divertimento: ecco perché non ho voluto usurpare i valori contenuti nelle sue parole». Conducendo un lavoro di precisione artistico-interpretativa, Proietti, senza focalizzare l'attenzione su un aspetto particolare, ha optato per «una messinscena di un testo incomprensibile. Lavorando sugli attori, ho cercato di ricreare sulla scena, quel gusto perfidamente ironico che Pirandello ha sempre nei confronti dell'umanità». Liolà, ambientato nella Sicilia agreste, raccontando di un dongiovanni che, con il suo comportamento, sconvolge la quiete campagnola, dipinge una società di tipo verghiano, dominata dall'interesse, dall'ansia di accumulare «la roba». Il protagonista, Liolà appunto, interpretato dal fascinoso Jannuzzo, pur trasgressore delle regole morali, appare come l'unico dotato di grande umanità, buono, generoso, in contrapposizione all'egoismo altrui. «Fu lo stesso Proietti che, mio maestro nel '79, mi consigliò di vestire i panni di Liolà, un ruolo che a suo avviso mi si addiceva. Ecco giunta l'occasione di dare vita a questo testo che racconta della vecchia cultura della mia terra. Non so se riuscirò a restituire l'essenza di questa commedia degli inganni, ma mi sono presentato per questo ruolo come materia informe, come plastilina, pronta ad essere modellata da un mostro sacro come Proietti. Senza concedermi libertà interpretative, né prevaricazioni dei dettami del regista e di Pirandello, mi sono attenuto al mio personaggio offrendo al meglio quel gioco nobile che è il teatro». Manuela Arcuri, nel ruolo di Mida, dà voce alla povera orfana che zio Simone (Turi Catanzaro) ha sposato solo per avere un erede.
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