Gli omicidi spiegati davvero. Riecco i casi di "Detectives"

Pino Rinaldi da domenica su Raitre esamina i "cold case" italiani. Con rigore e competenza

Gli omicidi spiegati davvero. Riecco i casi di "Detectives"
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Lui i casi li studia a fondo, li analizza, li segue per anni, raccoglie le testimonianze dei protagonisti e legge le carte dei magistrati e delle forze dell'ordine. Solo dopo questo lungo lavoro ne va a parlare in televisione perché ci vuole «rispetto» per le persone coinvolte e «responsabilità» verso il pubblico. Lui è Pino Rinaldi che da quarant'anni si occupa di delitti e omicidi, prima a Chi l'ha visto? e poi con una serie di programmi dedicati alla cronaca nera. Da domenica, in seconda serata, torna con la terza stagione di Detectives - Casi risolti e irrisolti realizzato in collaborazione con la Polizia. Protagonisti del racconto sono gli investigatori che hanno seguito in prima persona i casi più controversi e complessi.

Un modo di trattare il genere «crime» totalmente diverso da quello delle tante trasmissioni che inseguono la cronaca, chi più chi meno in maniera morbosa o esagerata. Per cui la domanda sorge spontanea: cosa fare se da giornalista ti trovi con le telecamere accese mentre una persona (Lorenzo Carbone, l'altro ieri ai microfoni dell'inviato di Pomeriggio 5) confessa di aver ucciso la madre? «Io avrei spento le telecamere - risponde Rinaldi - e atteso l'intervento delle Forze dell'ordine». E aggiunge che quando Ferdinando Caretta gli confessò di aver ucciso il fratello e i genitori (famoso caso che segnò la storia delle tv), lui prima lo convinse a costituirsi in Italia e solo dopo trasmise l'intervista a Chi l'ha visto?.

Più in generale, secondo Rinaldi, bisogna stare sempre più attenti a come si trattano questi casi in televisione. «È un grande pericolo rincorrere il presente e rincorrere gli share. A volte si costruiscono delle narrazioni che inseguono il consenso sociale e poi si scopre che la realtà è tutt'altra. Si possono rovinare le vite di persone che poi risultano innocenti».

Per questo il giornalista ha scelto la strada dell'approfondimento. E degli atti giudiziari. A parlare nel suo programma Detectives sono le indagini messe a disposizione dalla polizia, «nonostante i nuovi paletti introdotti dalle ultime leggi». «Perché bisogna dare spazio a chi ha capacità e ruolo per comprendere un delitto e raccontarlo alla gente».

E anche a chi è in grado di spiegare perché questi fenomeni - il figlio che stermina la famiglia, il fidanzato che massacra la compagna, il padre che elimina il figlio - siano in aumento: «O siamo diventati tutti pazzi oppure c'è un fenomeno culturale e sociale che va decodificato e compreso, bisogna capire per quale motivo la società abbia assorbito i disvalori che portano a considerare la morte un mezzo per risolvere i problemi».

Tra i sei casi analizzati in questa stagione - appunti risolti o non risolti - quello di Cristiano Aprile (nella prima puntata), il dodicenne ucciso in casa il 24 febbraio 1987 a Roma da uno sconosciuto, rimasto tale. Nella seconda puntata si tratterà del caso di Lavinia Ailoaiei, giovane romena, ritrovata cadavere nelle campagne di San Martino in Strada, attorno al collo due fascette autobloccanti. La polizia scoprirà che l'omicidio è stato documentato dal killer Andrea Pizzocolo con alcune telecamere posizionate nella camera di un motel. Terza puntata su Francesca Moretti, avvelenata nel suo appartamento con una potente dose di cianuro. Al termine del processo la coinquilina, che secondo l'accusa aveva versato un veleno nella minestra, verrà assolta.

E poi (nella quarta puntata) quello di Roberto Klinger, noto diabetologo e medico sociale dell'Inter che venne freddato a colpi di

pistola sotto casa a Milano nel 1992. Ad oggi resta un delitto insoluto.A ripercorre le indagini in studio insieme a Pino Rinaldi e ai dirigenti della polizia i professori di criminologia Anna Maria Giannini e Arije Antinori.

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