Veniamo alla contabilità. Risultano debiti: 300, 500, mille milioni? Tutto da verificare. Ignoriamo cosa sia in effetti accaduto. Lo accerteranno gli inquirenti. Ciò che a noi sta a cuore è la sopravvivenza, nel suo splendore scientifico, del San Raffaele. Che non è un ospedale qualsiasi, segnalatosi per episodi di malasanità, pressappochismo, sciatteria. Al contrario, è una eccellenza: non milanese, non lombarda, non italiana, bensì europea. Un modello di efficienza e organizzazione sul piano della cura e dell’assistenza in favore degli ammalati. Una grande opera che incanta anche solo a guardarla dall’esterno. Chi ha usufruito dei suoi servizi è rimasto pienamente soddisfatto. Chi ha un problema più o meno grave di salute pensa immediatamente al San Raffaele, fa carte false per entrarci e affidarsi ai suoi medici rinomati. Questo ospedale, finito al centro di un caso clamoroso e per molti versi ancora indecifrabile, è dotato di tecnologie all’avanguardia,si avvale di ricercatori di prima categoria, chirurghi di alto profilo professionale, oncologi provetti nelle diagnosi e nelle terapie, specialisti in cardiologia in grado di compiere prodezze. Chi ha realizzato dal nulla tutto questo? Un prete veronese, laureato in lettere classiche e filosofia, che pensava in grande ma che aveva mezzi modesti. La volontà e l’ottimismo suppliscono anche alla mancanza di capitali. Don Verzé ha cominciato a edificare senza avere i soldi nemmeno per pagare la prima pietra. Si è scontrato con il mondo intero, ma non si è mai fermato. Ha commesso abusi edilizi? Può darsi. Ma cosa volete che importasse a lui di un abuso se aveva in testa un progetto come quello portato a termine?
In Italia è così. Si bloccano le iniziative buone e si promuovono quelle pessime. Poi c’è sempre un giudice pronto a perseguire trascurando le buone intenzioni e le finalità. La legge è legge. E giù botte agli onesti, salvo chiudere un occhio sugli scempi edilizi che hanno devastato il Paese. È la vita, è l’Italia. Ma don Verzé con la serena incoscienza dei visionari e dei pionieri ha sempre anteposto lo scopo al resto: non si è mai arreso alle pastoie frenanti della burocrazia. E ci ha rimesso di persona. D’altronde il suo fine lo ha raggiunto: è lì da ammirare, da toccare, da valutare. Un ospedale pilota che non ha eguali. È diventato un mastodonte. Era fatale a un certo punto che il sacerdote, col pallino di allungare la vita degli uomini riducendo le loro sofferenze, perdesse il senso della misura e forse del denaro. Cosicché non ha badato a spese.
Forse si è fidato troppo dei pur bravi collaboratori, tra cui non potevano mancare le pecore nere, e qualcosa gli sarà sfuggito di mano. Sono solo ipotesi, congetture. Ma una certezza l’abbiamo e la vogliamo dire, anzi, gridare. La giustizia faccia il suo mestiere, non saremo noi a invocare l’impunità per chi abbia eventualmente sbagliato. Tuttavia attenzione a non buttare via il bambino insieme con l’acqua sporca. Il bambino è il San Raffaele. Del quale purtroppo tutti a un certo punto possiamo avere bisogno per non morire in anticipo rispetto alle nostre potenzialità di vita.
È noto. La salute è un bene prezioso del cui valore ci accorgiamo quando l’abbiamo persa. Non privateci del migliore ospedale di questo sgangherato Paese.
Non impedite a don Verzé di aiutarci a stare meglio. Fate quel che dovete fare, signori giudici, ma non uccidete il bene per colpire il male. I malati se ne infischiano delle inchieste e dei libri contabili, puntano solo a guarire. E si ammalano anche i magistrati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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