Opec, non c’è l’intesa sull’incontro anti-crisi

Si continua a discutere, mentre il greggio recupera grazie all’incendio di una raffineria negli Usa

da Milano

Continuano a consultarsi, i membri dell’Opec, alla ricerca di un’intesa che porti alla convocazione di un meeting straordinario senza aspettare la riunione ufficiale prevista per il prossimo 15 marzo a Vienna. L’assenza di un accordo, almeno per il momento, continua ad alimentare lo scetticismo degli analisti sul grado di coesione del Cartello e, soprattutto, sulla reale volontà di ridurre i livelli produttivi alla scopo di arginare il calo dei prezzi del petrolio.
I mercati seguono intanto con le stesse perplessità l’evolversi della situazione. A dispetto di quotazioni risalite ieri attorno ai 53 dollari il barile (il Wti è stato scambiato elettronicamente a causa della festività americana del Martin Luther King’s Day), più per lo scoppio di una raffineria Chevron in California che per la conferma della nazionalizzazione delle aziende petrolifere dell’Orinoco da parte del Venezuela, il tono di fondo rimane ribassista. Il clima insolitamente mite per la stagione, in particolare negli Stati Uniti, continua a essere il principale elemento di depressione per le quotazioni. Da settembre, le temperature negli Usa sono state dell’8% più elevate rispetto alla media dell’ultimo mezzo secolo e del 2% più calde se confrontate a quelle dell’ultimo anno. Le prime ripercussioni sulla domanda di combustibile, scesa in gennaio ai minimi da tre anni, si sono già viste e potrebbero aumentare se la colonnina del termometro non comincerà a scendere.
Incapace di far fronte al progressivo indebolimento dei prezzi, dalla scorsa settimana l’Opec ventila la possibilità di un incontro di emergenza, proprio alla scopo di approntare le necessarie contromisure. Nell’ultimo anno, le quotazioni del greggio hanno lasciato sul terreno il 25% del proprio valore se espresse in euro, il 20% in dollari, il 28% in sterline e il 17% in yen. L’organizzazione che controlla circa il 40% della produzione mondiale di greggio ha stabilito in dicembre di tagliare di 500mila barili al giorno la produzione, a partire dal prossimo primo febbraio. Un contenimento produttivo che dovrebbe aggiungersi a quello già operativo dallo scorso novembre, pari a 1,2 milioni di barili al giorno, ma sulla cui effettiva realizzazione gli analisti nutrono qualche riserva.

In base alle voci circolate nei giorni scorsi, il Cartello intenderebbe discutere al meeting straordinario la possibilità di un’ulteriore riduzione dell’output di mezzo milione di barili al giorno. Il numero uno della compagnia libica di Stato, Shokri Ganem, ha però dichiarato ieri che è ancora troppo presto per valutare se ci sia l’accordo sulla convocazione del vertice.

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