Roma

Operaio impazzito tenta l’«assalto» alla sede Acea

Alessia Marani

Esasperato, sotto stress, alla guida del camion aziendale sfonda due ingressi, cancelli, vetrate, butta giù gli sportelli del salone d’accoglienza al pubblico, distrugge le barriere del parcheggio dirigenziale. Per placare l’ira cieca di Marco B., 47 anni, dipendente della Marco Polo Spa, satellite della partecipata comunale Acea, vigilantes e carabinieri hanno dovuto sparare alle gomme del mezzo: una gragnuola di colpi, almeno dodici, esplosi per fermare la marcia inarrestabile dell’uomo, fuori di sé.
Un Far West che i residenti del quartiere Piramide-San Paolo, venerdì sera, per un momento hanno pensato avesse a che fare con la festa del Gazometro illuminato, vigilia e «antipasto» della Notte Bianca di ieri. Invece, la fantasia ha superato la realtà. Nel giro di mezz’ora in piazzale dei Partigiani, storica sede dell’Azienda municipalizzata per l’acqua e l’energia elettrica, sono piombate le gazzelle del radiomobile dei carabinieri, le strade d’accesso dalla Piramide Ostiense sbarrate. Marco B., da diversi anni in servizio come operaio addetto alla manutenzione dell’edificio, è letteralmente «impazzito».
Alla guida dell’Iveco 62 sul quale aveva lavorato nel pomeriggio ha, improvvisamente, dato il via all’incredibile blitz. Motivo? I «meglio informati» raccontano di screzi e maleparole volate durante la giornata tra tecnici e direttori dei lavori, tutti impegnati nei giorni scorsi allo stremo delle forze perché tutto, venerdì stesso, fosse pronto per l’inaugurazione del quattordicesimo nido aziendale capitolino alla presenza del sindaco Walter Veltroni e dello «stato maggiore» dell’Acea.
«Un superlavoro - raccontano i colleghi - che deve avere innescato in Marco la scintilla. Quell’uomo, però, è stato semplicemente sfortunato. Vittima di un incidente sul lavoro, per tanto tempo era stato relegato nel “dimenticatoio”, mai seguito e supportato a dovere. Il “caso”, alla fine, è esploso».
Un anno e mezzo fa il tecnico della Marco Polo cade da un’impalcatura. Resta ferito agli arti, da allora soffrirà di scompensi e pressione alta che lo rendono maggiormente a rischio di infarto o ictus. Marco, tuttavia, preferisce non sporgere denuncia contro la società, resta al suo posto, confidando in un trattamento dignitoso. Viene assegnato alla sede decentrata di via di Valleranello; il suo quadro clinico, fisico e psicologico, però, si fa via via sempre più precario.
Tempo fa, un dirigente lo richiama a lavorare nella sede centrale di Piramide. Marco è specializzato soprattutto in porte, cancelli e serrature. L’edificio, in questo senso, per lui non ha segreti. Ora, però, c’è pure il «Ponteponentepontepì», l’asilo interno per 49 bambini, da allestire. Una corsa contro il tempo, visto che rispetto alla tabella di marcia, il cantiere è in ritardo. Col sindaco non bisogna fare, davvero, brutta figura. Per Marco il clima interno comincia a essere pesante. Venerdì sera, a fine turno, i colleghi lo chiamano. «Devi riportare il camion», gli dicono. Ma quello risponde che prima di tornare alla base deve «gonfiare le gomme». Invece, il suo «piano» è ben altro. Punta dritto all’ingresso principale del palazzo. Manovra il camion come fosse una sorta di bulldozer. Le guardie esplodono i primi tre colpi, ma niente. Quello fa retromarcia e si dirige pure sull’accesso laterale. Mira a distruggere tutto ciò alla cui realizzazione aveva lavorato. Il suo è un intervento «chirurgico». Alla fine intervengono anche i carabinieri.

L’uomo è stato portato al Policlinico, gli sono stati somministrati dei sedativi.

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