Adalberto Signore
da Roma
In principio furono Pierluigi Castagnetti e Vannino Chiti. Poi è stata la volta di Franco Marini (ieri in prima fila insieme a Sergio DAntoni alla presentazione del libro Locchio della compassione cui ha partecipato Marco Follini) che in unintervista al Corriere della Sera ha invitato lUnione a pensare seriamente allipotesi di una desistenza con lUdc. Parole certificate nel primo pomeriggio di ieri da una ventata nuova arrivata proprio dallopposizione. Un misto di comprensione, benevolenza e disponibilità che ha investito Follini e il suo partito fino a tarda sera.
Perché dopo linvito esplicito alla desistenza del segretario organizzativo della Margherita, arriva anche unapertura dai Ds. Prima per bocca del responsabile Giustizia Massimo Brutti, che in vista del voto di questa mattina alla Camera sulla ex Cirielli si appella a «quei parlamentari dellUdc che in questi giorni stanno avanzando critiche e osservazioni al testo» e si augura che «diano seguito alle loro dichiarazioni con un voto contrario». Poi, una manciata di minuti più tardi, con Piero Fassino che tende decisamente una mano al segretario dei centristi. Questa volta loggetto del contendere è la riforma della legge elettorale, ma i termini della questione non cambiano. «Follini - dice il segretario dei Ds - si rende conto di quanto sia sciagurata ladozione di una legge elettorale senza ricercare il consenso e una condivisione con lopposizione». E si augura che «questa preoccupazione si faccia strada negli altri dirigenti del centrodestra». Insomma, se è vero che i Ds non si spingono a parlare di desistenza e non arrivano a ipotizzare stravolgimenti dello scenario politico in vista delle elezioni, le lodi e gli encomi diretti allUdc e al suo segretario non sono certo frutto del caso, arrivando proprio nel momento di maggior attrito tra Follini e Silvio Berlusconi. Più che altro, sembrano un modo per inserirsi senza traumi tra la posizione di chiusura di Romano Prodi a uneventuale desistenza («per ora non la prendo in considerazione») e la disponibilità tout court manifestata invece dalla Margherita. Tanto che pure un movimentista come il coordinatore dei Verdi Paolo Cento si concede uninaspettata apertura. «Se lUdc non vota la legge elettorale e la devoluzione - dice ai microfoni di Radio Radicale - saremmo di fronte a un elemento politico che dovrebbe essere preso in considerazione dallUnione».
E mentre il centrosinistra apprezza e plaude allUdc, il partito fa quadrato intorno al suo segretario, vittima - secondo molti esponenti di via Due Macelli - di un «attacco giornalistico ai limiti dellintimidazione» ordito da Il Giornale. E da Milano a Bari, da ministri a semplici segretari regionali, tutti o quasi sono scesi in campo al fianco di Follini. Oggetto di «una campagna denigratoria», per Domenico Barbuto, segretario nazionale dei giovani udc. Oppure di «un attacco che dimostra una cattiva cultura politica», secondo il responsabile della Sardegna Giorgio Oppi. E quindi, «la più sentita solidarietà» e «lassoluta dedizione» da Angelo Cera, capogruppo centrista alla regione Puglia, e Mario Scotti, suo omologo in Lombardia. Si uniscono al lungo elenco anche i ministri Rocco Buttiglione e Carlo Giovanardi. Il primo per dire che nessuno «ha intenzione di abbandonare il segretario», il secondo per spiegare che non vede «sfide» di Follini a Berlusconi e ribadire che «lUdc fa parte della Casa delle libertà e alle prossime elezioni andrà con il centrodestra». Solo Bruno Tabacci manifesta qualche scetticismo e non crede «che ci sia un disegno precostituito» de Il Giornale anche perché «Follini non è in discussione».
Insomma, dallUdc è un vero e proprio coro a difesa del segretario. Con una sola eccezione, la non trascurabile assenza di Pier Ferdinando Casini.
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