Ora la Cgil teme di essere travolta dall’inchiesta

Lo sfogo di Epifani: «Su di noi sono state dette cose molto ingiuste». Ma poi l’organizzazione sindacale studia un «piano di vigilanza» nei luoghi di lavoro

Ora la Cgil teme di essere travolta dall’inchiesta

Roma - «Le indagini sono in corso, può darsi che le sorprese non siano finite. È possibile che nei prossimi giorni ci siano ulteriori avvisi di garanzia». Quando il segretario generale della Fiom-Cgil Gianni Rinaldini parla di sorprese si riferisce a brutte novità per il sindacato in genere e anche per la sua sigla, quella dei metalmeccanici. Il timore è che arrivino altri arresti di presunti terroristi con una tessera in tasca. Per dare un segnale la Fiom ha tenuto un attivo a Padova e ha proposto a Cisl e Uil uno sciopero generale contro il terrorismo. Stessa linea scelta dalla Cgil che ha trasformato in una espulsione la sospensione in via cautelativa di Vincenzo Sisi che ieri si è dichiarato militante del Partito comunista politico-militare. Una strategia parzialmente rovinata da un’intervista rilasciata da Giorgio Cremaschi nella quale l’esponente della Fiom e della sinistra Cgil ha chiesto ai giudici di essere garantisti con gli arrestati.
Sulla questione più spinosa e cioè se interpretare l’iscrizione alla Cgil dei presunti terroristi come «adesione» o «infiltrazione», un sostegno al sindacato è arrivato da Gianfranco Fini. Il leader di Alleanza nazionale ha definito gli arrestati «pochi ma certamente pericolosi personaggi che gravitano a cavallo di quel mondo che si è soliti definire dell’antagonismo spinto con frequentazioni di alcuni centri sociali che si sono già distinti per alcuni episodi di violenza. Che siano infiltrati nel sindacato - ha proseguito il leader di An - credo stia a significare la scelta di questi personaggi di mimetizzare la loro posizioni. Sarebbe un errore madornale criminalizzare un grande sindacato come la Cgil».
Una difesa arrivata dopo l’ultimo sfogo di Guglielmo Epifani: la Cgil, ha detto, «non accetta lezioni da parte di nessuno, perché in questi giorni ho sentito cose giuste e anche cose profondamente ingiuste; cose dette a proposito e cose dette molto a sproposito». Corso d’Italia intende quindi respingere gli attacchi. E la Fiom non intende fare passi indietro nemmeno nella sempre più imbarazzante manifestazione di Vicenza contro la base militare Usa.
Anche se il sindacato di sinistra ormai non nega più che ci sia permeabilità tra lotte sociali e terrorismo. La prova è che dalla Cgil è trapelata l’intenzione di dare il via a un «piano di vigilanza» nei luoghi di lavoro. «Non abbiamo mai smesso di essere attenti - ha assicurato il segretario confederale Carla Cantone - ma quanto è accaduto ci fa capire che l’asticella va alzata ancora di più».


Peccato che «quando dopo la morte di Marco Biagi chiesi al sindacato di alzare il livello della vigilanza nei luoghi di lavoro mi fu risposto arrogantemente che non c’era nulla di anomalo nei luoghi di lavoro», ha ricordato l’ex sottosegretario al Lavoro Maurizio Sacconi, amico del giuslavorista assassinato dalle Br e lui stesso nel mirino dei terroristi.

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