Udine - Qualcuno l'aveva previsto. Alla fine il no è arrivato. Ora è ufficiale. Il consiglio d'amministrazione della clinica "Città di Udine" ha deciso di tenere la porta chiusa. Niente sospensione dell'alimentazione dell'idratazione artificiale per Eluana Englaro, la donna che vive, ormai da diciassette anni, in stato vegetativo. Il cda non ha votato in modo compatto. Si è diviso. Ma alla fine ha prevalso il no. Il padre di Eluana, Beppino Englaro, ora dovrà decidere se fare ricorso al Tar della Lombardia oppure mettersi a cercare un'altra struttura, in Italia oppure all'estero.
La famiglia prende atto "Rispettiamo la decisione contraria assunta dalla casa di cura città di Udine dopo l’atto di indirizzo del ministro Sacconi e non abbiamo altro da aggiungere" hanno dichiarato Beppino Englaro e l’avvocato Franca Alessio, rispettivamente padre e curatrice speciale di Eluana, in stato vegetativo permanente da 17 anni. "Ringraziamo la direzione generale e la direzione sanitaria della casa di cura Città di Udine - hanno affermato - per la grande umanità, disponibilità e generosità dimostrata fino al 16 dicembre 2008". Data in cui il ministro Sacconi ha emanato la sua direttiva.
Le motivazioni "Siamo costretti a ritirare la disponibilità ad ospitare la signora Eluana Englaro e l’equipe di volontari esterni per l’attuazione del decreto emesso dalla Corte d’Appello di Milano il 9 luglio 2008 e ratificato dalla Corte di Cassazione a sezioni riunite lo scorso novembre - ha reso noto la clinica - per il groviglio di norme amministrative e la possibile sovrapposizione di competenze esistenti tra Stato e Regioni. Gli approfondimenti condotti portano a ritenere probabile che, nel caso si desse attuazione all’ospitalità della signora Englaro per il protocollo previsto, il ministro potrebbe assumere provvedimenti che - per quanto di validità temporanea proprio in virtù delle specifiche pertinenze delle Istituzioni - metterebbero a repentaglio l’operatività della struttura, e quindi il posto di lavoro di più di 300 persone, oltre che di quelli delle società controllate, e i servizi complessivamente erogati alla comunità. Di fronte a una tale, concreta prospettiva - è spiegato nel comunicato - la casa di cura ha dunque dovuto rinunciare a portare avanti un’azione concepita con l’unico scopo di dare al signor Beppino Englaro il supporto logistico per esaudire la volontà della figlia".
Le ultime verifiche La decisione è arrivata dopo due mesi di approfondimenti di carattere tecnico e amministrativo svolti dalla clinica con il proprio staff legale. A imporre questo lungo approfondimento tecnico-giuridico è stato lo "stop" arrivato da Roma con un atto di indirizzo firmato dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. Segnale arrivato proprio quando il padre di Eluana, Beppino Englaro, aveva trovato nella clinica di Udine una struttura pronta ad accogliere la figlia.
Eluana resta a Lecco Un atto amministrativo - quello del ministro - che aveva avuto la forza di dirottare, nella notte tra il 16 e il 17 dicembre scorsi, l’autoambulanza che stava andando a Lecco per prelevare Eluana dalle suore Misericordine, dove la donna è ricoverata, per trasportarla al reparto privato del terzo piano della Casa di Cura, dove ogni cosa era pronta per il suo ultimo viaggio.
Polemiche politiche Un atto, quello di Sacconi, che non ha mancato di suscitare aspre polemiche, fino a quella, ultima solo in ordine di tempo, del presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, per il quale il provvedimento di Sacconi è inefficace nel caso di Eluana, posizione condivisa anche dal presidente del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo.
Proprio la posizione di Errani fa ipotizzare che, in caso di "marcia indietro" della clinica friulana, possa essere l’Emilia Romagna l’ultima destinazione di Eluana. Qualcuno si è fatto avanti anche dalla Toscana.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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