da Parma
Un breve saluto alla squadra, nel centro tecnico di Collecchio, la riconsegna della divisa ufficiale ed una stretta di mano agli ormai ex collaboratori. Si è consumata così l'ultima giornata parmigiana di Hector Cuper, licenziato a sorpresa dal presidente parmigiano Ghirardi dopo la sconfitta di domenica scorsa a Firenze. Una decisione, quella del presidente del Parma, che ha lasciato tutti di stucco e che ha dato la stura anche alla dietrologia, al punto che cè stato chi (come Paolo Liguori) ha visto nel siluramento di Cuper una mossa a favore dell'Inter. «Chi pensa certe cose non ha idea di cosa voglia dire retrocedere ha replicato, arrabbiatissimo, il numero uno degli emiliani -. Sono allibito dal fatto che ci sia chi possa pensare una cosa del genere. La mia scelta è stata dettata solo dalla volontà di togliere ogni alibi ai giocatori. È loro la responsabilità di questa situazione e sono loro gli unici che adesso possono salvare il Parma».
E loro, i giocatori, si sono ritrovati ieri pomeriggio per la prima volta dopo la disfatta di Firenze. Porte sbarrate per tutti (giornalisti e tifosi in primis) e bocche cucite. L'unico a dire due parole è Andrea Gasbarroni: «Domenica sarà molto difficile, ma ci proveremo» mormora varcando i cancelli. Ad attendere l'arrivo dei crociati non ci sono i tifosi, ma due striscioni: «Onora il Parma, non tirarti indietro» dice uno; «Solo se domenica vi vedrò lottare con i denti sarete uomini ricchi dentro come me, altrimenti sarete dei poveretti per tutta la vita», recita l'altro.
Intanto in città ci si divide sulla maglia: c'è chi dice basta a quella crociata e invoca il ritorno delle righe gialloblù dell'era Tanzi e chi invece difende a oltranza quella storica, tornata sulle spalle dei giocatori proprio dopo il crac della Parmalat.
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