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Napoli, bimba di 4 anni cade da una scala in casa e muore
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Ora posso dirlo: un ottimo tecnico

Chi ha frequentato le conferenze di Mourinho, anche prima che in Italia lo scoprissero come l’erede di Helenio Herrera, sa che l’uomo è furbo e plateale, il tecnico capace e studioso, il personaggio ammiccante nella sua insopportabilità. Mourinho ha studiato l’Italia e gli italiani ancor prima di aver messo occhio sull’Inter, e con quel «non sono un pirla» ha pescato subito all’amo la banda degli allocchi di casa nostra. Ce ne sono una valanga, anche fra i giornalisti, subito pronti a vedere miracoli ad ogni respiro. Ma è un vizio del nostro calcio: ogni novità diventa il massimo che c’è, fin quando non si arriva al minimo della sopportazione.
Quel che si è letto circa Mourinho, lo si è letto con formule diverse su tanti altri, soprattutto sui tecnici (tanti) dell’Inter morattiana. La vera differenza fra l’ingaggio di Mancini e quello di Mourinho sta nelle credibilità concessa all’uno e all’altro. Mancini è arrivato tra tante diffidenze e una squadra da rimettere in sesto nei caratteri, nei comportamenti e nella qualità dei giocatori. Mourinho si è presentato come un divo, meglio, un profeta di successi, ha trovato una squadra solo da ritoccare, un ambiente più sano ed è dotato di una credibilità costruita nelle esperienze precedenti. Chi scrive aveva dubbi su quel Mancini e si è dovuto ricredere avendone intravisto, di anno in anno, qualità di ottimo allenatore. E poco contava lo status di simpatico o antipatico. Mourinho non ha vinto la Champions con il Chelsea, come Mancini non l’ha vinta con l’Inter. Ma stavolta l’Inter vuole la coppa: non può fallire. Nel calcio italiano gli unici vedovi inconsolabili sono quelli di Arrigo Sacchi: bravo, ma un po’ carente in fatto di scudetti. Eppoi prevedibile al di là delle sue innovazioni. Quindi Mancini, che è passato nella storia dell’Inter e ha lasciato il segno (lui ha vinto scudetti), è pronto ad esser dimenticato.

Salvo far di conto a fine anno. Mourinho sarà gustoso finché vincerà. Un po’ meno, se il vento dovesse soffiare contro: perfino nelle amichevoli. E state certi che, a quel punto, anche gli allocchi gli darebbero del pirla.

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