Ecco l'autocandidatura della vicesindaco Anna Scavuzzo che dopo una lunga serie di non velati messaggi ha abbassato i freni inibitori. Confessando al Corriere della sera che "Io a Palazzo Marino? Mi piacerebbe", rendendo questo non un semplice episodio giornalistico, ma un tentativo disperato di mandare a gambe all'aria il banco di fronte all'evidenza che ormai il centrosinistra ha deciso chi candidare alla successione del sindaco Giuseppe Sala. E la scelta non cadrà su di lei che se lo meriterebbe perché sulle spalle ha portato un'intera consiliatura di un Sala non così in forma, né su di Pierfrancesco Majorino da anni sulle barricate milanesi. E neppure su Emanuele Fiano che, dopo lustri di fatiche ambrosiane e benevoli auspici garantiti dalla Comunità ebraica, ben poche speranze ripone in una mano sul capo posata dalla segretaria del Pd Elly Schlein. Perché la scelta del centrosinistra cadrà ancora una volta su un papa straniero che avrà i lineamenti di Mario Calabresi. Uno che sul piatto della bilancia ha messo un illustre albero genealogico, ma non altrettante garanzie di avere spalle capaci di reggere le fatiche del ruolo di sindaco. Quello che Gabriele Albertini definiva il "sequestro di un consenziente".
Detto questo ora il centrodestra può immaginare chi sarà messo in campo dall'altra parte. E forse sarebbe bene rompesse gli indugi e decidesse con chi tentare di disegnare quel dopo-Sala che i milanesi attendono con tanta ansia.