Ora il soporifero Monti si scopre berlusconiano

Il premier in tv si è lasciato sfuggire una battuta politicamente scorretta sulla noia dell'impiego a vita. Solo i progressisti rimpiangono il passato

Ora il soporifero Monti  si scopre berlusconiano
Si butta tutto in politi­ca, anche le ovvietà, le banalità. Mario Monti è sempre in tivù, le sue chiacchierate davanti alle teleca­mere, peraltro soporifere, sono sempre più frequenti, pratica­mente una rubrica fissa come le previsioni del tempo. Mercoledì sera è comparso a Matrix . Non ha avuto grandi ascolti, ma era notte fonda. E questa è un’attenuante generica. Il problema è

che il presidente del Consi­glio, sia detto con rispetto, non buca il video. E, per quanto Ales­sio Vinci abbia cercato di stimo­larlo, lui è andato avanti a parla­re col suo tipico tono monocor­de e ha mandato tutti fra le brac­cia accoglienti di Morfeo.

Monti è quello che è, un profes­s­ore tedioso come quasi tutti i pro­fessori, spacca il capello, spiega con pazienza e puntiglio ogni con­­cetto, anche il più elementare, convinto di rivolgersi alla classe degli asini. Forse questo è anche un suo merito. Egli suppone di ave­re a che fare con teste dure e non si arrende: chiude ogni frase con precisione lessicale, non lascia margini di interpretazione a chi ascolta, procede con metodo di­dattico nella propria lezione. Il conduttore televisivo, per buona creanza, non se la sente di inter­romperlo, gli pare sconveniente; però,quand’anche osasse sovrap­porre la sua voce a quella del boc­coniano, probabilmente questi proseguirebbe imperterrito a con­cionare. Non si fermerebbe nep­p­ure se la regia gli spegnesse il mi­crofono.

Un premier così ci voleva. Nel­la presente congiuntura è l’uo­mo giusto. Indipendentemente da ciò che afferma, è in grado di rassicurare gli italiani. I quali, do­po anni e anni di talk show ecci­tanti, nervosi e ansiogeni, aveva­no bisogno di una voce ipnotiz­zante. Ascoltano per un po’, for­se non capiscono tutto, o non gliene frega niente di capire, ven­gono colti da un dolce torpore e si appisolano beati sul divano. Quando si risvegliano sono con­tenti, sereni, fiduciosi e pensa­no: questo Monti è proprio bra­vo, nelle sue mani ci sentiamo si­curi, talmente sicuri che dormia­mo sonni tranquilli. Massì, un po’ di calma fa bene al Paese.Pec­cato che, nella monotonia del suo eloquio, il signor docente a Matrix si sia fatto sfuggire una frase berlusconiana, cioè politi­camente scorretta, che - colmo dei colmi- ha sconvolto le anime belle della sinistra: «Il posto fisso non esiste più, meglio così, per­ché era noioso».

Una bestemmia in bocca al pro­fessore avrebbe fatto meno cla­more. E dire che si trattava di una battuta piena di buon senso, non esprimeva un’opinione,ma foto­grafava una situazione reale. Pri­mo, perché il posto fisso è roba d’altri tempi. Secondo,perché in effetti non c’è nulla di più noioso che lavorare una vita alla stessa scrivania, alla stessa macchina, col medesimo incarico. Ma i pro­­gressisti, contraddicendo il loro nome, rimpiangono il passato (con ciò dimostrandosi ultracon­­servatori), quando il sogno di tut­te le mamme e di tutti i papà era l’assunzione del figlio o della fi­glia in pianta stabile, a ruolo, in un ufficio della pubblica ammini­­strazione, garanzia di «pane a vi­ta », dato che il licenziamento era un istituto sconosciuto.

Nel terzo millennio, nono­stante la globalizzazione e la cri­si, nonostante il mondo sia cam­biato, i politici della sinistra e i sindacati di ogni seme sono an­cora qui a difendere - contro la storia e contro l’evidenza - l’im­piego senza fine, una specie di ergastolo professionale, ovvero una cosa impossibile da tutela­re in quanto non c’è più. Monti ha detto una verità e, siccome la verità a certa gente non piace perché la costringe ad accettare lo stato di fatto, povero lui: è sta­to sommerso dalle critiche. Qualcuno gli ha chiesto addirit­tura di scusarsi. Un caso analo­go a qu­ello di cui è stato protago­nista il viceministro Michel Mar­tone.

Il quale - il lettore ricorde­rà - disse che un giovane non an­cora laureatosi a 28 anni è uno sfigato. Un assioma. Indiscutibi­le.

I sacerdoti del politicamente corretto hanno invece aggredi­to Martone, gliene hanno dette di ogni colore, descrivendolo co­me un pazzo temerario. Chissà perché i giudizi più scontati, per­fino le constatazioni non si pos­sono riferire pubblicamente senza incorrere nella riprovazio­ne di ciceroni e cicisbei natural­mente di sinistra. D’altronde capitò anche a Sil­vio Berlusconi di essere sbeffeg­giato per aver fatto notare che, crisi o non crisi, i ristoranti sono sempre affollati e le autostrade intasate di automobili. Fu bac­chettato come uno scolaretto impertinente, mentre si era limi­tato a osservare quanto era ed è sotto gli occhi di tutti.

Già che siamo in argomento, sfidiamo anche noi le ire progressiste con due domande retoriche: co­me mai, da quando il governo di centrodestra si è dimesso, nei programmi di informazione po­­liticamente orientati non si ac­cenna più alle famose famiglie che non arrivano con lo stipen­dio alla quarta settimana del me­se? A che dobbiamo il miraco­lo?

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica