che il presidente del Consiglio, sia detto con rispetto, non buca il video. E, per quanto Alessio Vinci abbia cercato di stimolarlo, lui è andato avanti a parlare col suo tipico tono monocorde e ha mandato tutti fra le braccia accoglienti di Morfeo.
Monti è quello che è, un professore tedioso come quasi tutti i professori, spacca il capello, spiega con pazienza e puntiglio ogni concetto, anche il più elementare, convinto di rivolgersi alla classe degli asini. Forse questo è anche un suo merito. Egli suppone di avere a che fare con teste dure e non si arrende: chiude ogni frase con precisione lessicale, non lascia margini di interpretazione a chi ascolta, procede con metodo didattico nella propria lezione. Il conduttore televisivo, per buona creanza, non se la sente di interromperlo, gli pare sconveniente; però,quand’anche osasse sovrapporre la sua voce a quella del bocconiano, probabilmente questi proseguirebbe imperterrito a concionare. Non si fermerebbe neppure se la regia gli spegnesse il microfono.
Un premier così ci voleva. Nella presente congiuntura è l’uomo giusto. Indipendentemente da ciò che afferma, è in grado di rassicurare gli italiani. I quali, dopo anni e anni di talk show eccitanti, nervosi e ansiogeni, avevano bisogno di una voce ipnotizzante. Ascoltano per un po’, forse non capiscono tutto, o non gliene frega niente di capire, vengono colti da un dolce torpore e si appisolano beati sul divano. Quando si risvegliano sono contenti, sereni, fiduciosi e pensano: questo Monti è proprio bravo, nelle sue mani ci sentiamo sicuri, talmente sicuri che dormiamo sonni tranquilli. Massì, un po’ di calma fa bene al Paese.Peccato che, nella monotonia del suo eloquio, il signor docente a Matrix si sia fatto sfuggire una frase berlusconiana, cioè politicamente scorretta, che - colmo dei colmi- ha sconvolto le anime belle della sinistra: «Il posto fisso non esiste più, meglio così, perché era noioso».
Una bestemmia in bocca al professore avrebbe fatto meno clamore. E dire che si trattava di una battuta piena di buon senso, non esprimeva un’opinione,ma fotografava una situazione reale. Primo, perché il posto fisso è roba d’altri tempi. Secondo,perché in effetti non c’è nulla di più noioso che lavorare una vita alla stessa scrivania, alla stessa macchina, col medesimo incarico. Ma i progressisti, contraddicendo il loro nome, rimpiangono il passato (con ciò dimostrandosi ultraconservatori), quando il sogno di tutte le mamme e di tutti i papà era l’assunzione del figlio o della figlia in pianta stabile, a ruolo, in un ufficio della pubblica amministrazione, garanzia di «pane a vita », dato che il licenziamento era un istituto sconosciuto.
Nel terzo millennio, nonostante la globalizzazione e la crisi, nonostante il mondo sia cambiato, i politici della sinistra e i sindacati di ogni seme sono ancora qui a difendere - contro la storia e contro l’evidenza - l’impiego senza fine, una specie di ergastolo professionale, ovvero una cosa impossibile da tutelare in quanto non c’è più. Monti ha detto una verità e, siccome la verità a certa gente non piace perché la costringe ad accettare lo stato di fatto, povero lui: è stato sommerso dalle critiche. Qualcuno gli ha chiesto addirittura di scusarsi. Un caso analogo a quello di cui è stato protagonista il viceministro Michel Martone.
Il quale - il lettore ricorderà - disse che un giovane non ancora laureatosi a 28 anni è uno sfigato. Un assioma. Indiscutibile.
I sacerdoti del politicamente corretto hanno invece aggredito Martone, gliene hanno dette di ogni colore, descrivendolo come un pazzo temerario. Chissà perché i giudizi più scontati, perfino le constatazioni non si possono riferire pubblicamente senza incorrere nella riprovazione di ciceroni e cicisbei naturalmente di sinistra. D’altronde capitò anche a Silvio Berlusconi di essere sbeffeggiato per aver fatto notare che, crisi o non crisi, i ristoranti sono sempre affollati e le autostrade intasate di automobili. Fu bacchettato come uno scolaretto impertinente, mentre si era limitato a osservare quanto era ed è sotto gli occhi di tutti.
Già che siamo in argomento, sfidiamo anche noi le ire progressiste con due domande retoriche: come mai, da quando il governo di centrodestra si è dimesso, nei programmi di informazione politicamente orientati non si accenna più alle famose famiglie che non arrivano con lo stipendio alla quarta settimana del mese? A che dobbiamo il miracolo?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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