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Ormai si sciopera per un mondo che non c’è più

Ci sono due mondi che si scontrano. Per semplificare si potrebbe dire che la lotta non è più di classe, ma di status. Cerchiamo di essere più espliciti. Oggi scioperano i dipendenti della Telecom. Hanno sicuramente le loro buone ragioni. Il punto non è tanto quello di entrare nelle ragioni della rivendicazione sindacale, ma nel processo in cui siamo immersi. Oggi non c’è più un monopolio. L’organismo che controlla il settore ogni anno dice di quanto si siano ridotti i prezzi delle telefonate. Chiunque abbia un computer e un abbonamento a prezzo fisso ad internet, può chiamare dall’altra parte del mondo e stare in linea per ore pagando pochi centesimi di euro o addirittura niente. È un privilegio, quello di telefonare senza preoccuparsi dei costi, che i nostri padri si sognavano. Gli stessi padri che oggi soffrono i tagli in Telecom. Ci troviamo davanti ad una contraddizione: oggi possiamo fare tante più cose a prezzi molto più bassi. Il prezzo è quello di avere società che non possono più essere quelle di dieci o venti anni fa. E la telefonia non è un caso isolato. I nostri padri giravano il mondo poco, pochissimo. Gli avventurieri facevano l’autostop, i prudenti andavano in treno, i borghesi giravano a distanza di automobile. Oggi partendo da uno dei tanti aeroporti provinciali italiani si gira il mondo a quattro soldi con compagnie aeree low cost. È evidente che la compagnia tradizionale tipo Alitalia in un contesto di questo tipo non poteva resistere (ci sono altri milioni di motivi, ma, insomma, il concetto è questo). Un tempo l’automobile era il segno del proprio successo sociale. Oggi non lo è più. Non possiamo più immaginare Pomigliano così come (male) l’avevano pensata negli anni Settanta. E così via.
Per arrivare al punto, gli scioperi che si celebreranno oggi nel mondo dei trasporti e della telefonia, sono gli scioperi a favore di un mondo che non c’è più. Rappresentano la plastica contraddizione di un sindacato che nel momento in cui difende «i diritti dei lavoratori» distrugge i risparmi e le conquiste dei consumatori. Dobbiamo metterci d’accordo: se è lecito telefonare con Skype, Telecom sarà costretta a dimagrire.
Il processo, sia chiaro, non è solo italiano. Gli individui che compongono le nostre società sono in continua evoluzione. Ieri il Financial Times ricordava come la generazione di giovani cinesi nata tra gli anni ’80 e ’90 stia oggi urlando la propria insoddisfazione consumeristica. I giovani cinesi inurbati chiedono la casa, ma ai prezzi ridotti dei propri genitori. Le esigenze sono lontane anni luce da quelle dei loro padri, indirizzati nelle città dalle politiche di industrializzazione del governo.
L’idea che la società (che altro non è se non la somma di milioni di individui) sia immobile è ovviamente ridicola. È spesso immobile invece la rappresentanza degli interessi della società: cristallizzata nei luoghi comuni della propria storia.

La rivendicazione del giovane cinese è diversa da quella del dipendente Telecom in via di licenziamento, per il semplice motivo che il primo chiede un’accelerazione di un processo di ammodernamento e il secondo invece cerca in tutti i modi (e dal suo punto di vista più che comprensibilmente) il suo arresto.

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