«Mi hanno complicato il lavoro e rovinato loroscopo»: la missione «Deep impact» non piace a tutti, anzi, lastrologa russa Marina Bai non manca di far sentire le sue lamentele. Non solo a parole: la signora ha fatto causa alla Nasa, chiedendo allagenzia spaziale americana oltre 300 milioni di dollari a titolo di «indennizzo morale». Non è uno scherzo: è da febbraio che la Bai conduce una vera e propria battaglia contro la missione spaziale statunitense, a colpi di ricorsi presso i tribunali moscoviti; cinque mesi fa la prima denuncia ai magistrati di Presnenski, per tentare di fermare il viaggio di «Deep impact» verso la cometa. «Questa missione è un attentato ai miei valori spirituali - ha dichiarato la donna, 45 anni e due figli alle spalle -: è una cosa da barbari lo studio delluniverso con le bombe». Dopo la prima risposta negativa dei giudici - che hanno respinto la domanda per incompetenza territoriale, visto che la Nasa è fuori della giurisdizione russa -, Marina è tornata alla carica con un secondo ricorso, questa volta nei confronti dellufficio di rappresentanza dellagenzia in Russia: e il tribunale lha accontentata, fissando ludienza per il 28 luglio prossimo.
Ma la «Tempel 1», per Marina Bai, non è un corpo celeste come gli altri: «Quando i miei nonni si sono incontrati e innamorati quella cometa passava vicino alla terra e ha influenzato i loro cuori. È grazie a quella cometa che io esisto». E ha rassicurato: tutti i soldi - eventuali - saranno destinati a «programmi ecologici e sociali».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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