Benzina e gasolio esauriti, Ortomercato paralizzato e banconi del fresco nei supermercati semi-vuoti. Al terzo giorno di blocco degli autotrasportatori, a Milano iniziano a farsi sentire i disagi.
Benzinai
I più precisi hanno scritto «carburante esaurito causa sciopero dei tir», alcuni si sono limitati a un più essenziale «vuota» o «benzina e gasolio finiti»; altri ancora non hanno affisso nulla, semplicemente hanno chiuso le pompe e abbandonato il distributore.
Non cè quasi più benzina a Milano, e la poca che cè svanirà in fretta. Basta uscire in strada per rendersene conto. Al terzo giorno di stop delle autobotti le scorte sono terminate, e su tutta larea metropolitana i distributori di carburante sono chiusi. Fino alle prime ore di ieri era ancora possibile riuscire a fare un pieno in tangenziale, dove gli impianti di maggior dimensione potevano contare su riserve più consistenti, ma comunque insufficienti a placare la «sete» delle auto meneghine: le pompe hanno subito un vero e proprio assalto da parte degli automobilisti, che spesso dopo mezzora o più di coda sono stati costretti a comprare le benzine speciali (a elevato numero di ottani) più costose e per questo le ultime a terminare.
«Ormai il blocco è totale ha commentato ieri mattina il titolare del distributore al 133 di via Porpora, zona Lambrate -. Oggi sono qui solo per fare dei lavori straordinari di manutenzione degli impianti, appena finisco vado a casa. La benzina lho finita ieri sera, dopo aver lavorato come un matto: si erano formate, in entrambe le carreggiate della via, oltre cento metri di coda. Io avevo anche proposto ai clienti di limitarsi a fare venti o trenta euro di benzina, in modo che ci fosse carburante sufficiente per accontentare tutti; ma la proposta non ha avuto quasi mai successo. La gente è preoccupata».
Scene simili nella maggior parte dei distributori: i gestori, quando ci sono, allargano le braccia sconsolati. «Niente benzina. Finita. Finché non si scioglie la questione, tutti a piedi».
Ortomercato
«Solo venerdì potremo quantificare i danni dello sciopero - esordisce Roberto Predolin, presidente di Sogemi, società che gestisce lOrtomercato -: però dopo tre giorni di blocco il danno è ingente: lOrtomercato è completamente paralizzato, basti pensare che oggi sono entrati solamente una sessantina di camioncini». Dato allarmante se paragonato ai 220 tir che quotidianamente invadono i 450mila metri quadri dellarea. E anche gli espositori - pur di non mandare al macero frutta e verdura - sono costretti a svendere la merce, soprattutto gli ortaggi più facilmente deperibili: «Solitamente - esclama un commerciante - vendo linsalata a 4-5 euro alla cassa. Oggi sono stato costretto a svenderla a 50 centesimi. Ci stanno letteralmente mettendo in ginocchio».
Supermercati
E se allOrtomercato non arrivano i rifornimenti, gli scaffali dei supermercati rischiano di restare vuoti.
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