Ospedali e case di riposo: 10mila infermieri stranieri E la corsia è una babele

ETNIE Il 54% delle addette rumene. Tante sudamericane. «Ma la lingua è un problema»

Ospedali e case di riposo: 10mila infermieri stranieri E la corsia è una babele

È sufficiente cliccare «infermiere cerca lavoro» per rendersi conto del fenomeno. Davanti agli occhi pagine e pagine di offerte alle quali nel 90 per cento dei casi rispondono curriculum di immigrati. Per capire la globalizzazione bisogna farsi ricoverare. In Lombardia un infermiere su cinque è straniero. Un record. Se in tutta Italia sono oltre 30mila gli infermieri con cittadinanza diversa, nella nostra Regione se ne concentrano 10mila. «I dati dei collegi Ipasvi sono questi: 58mila infermieri italiani, 10mila quelli stranieri» conferma Giovanni Muttillo, presidente del collegio di Milano e Lodi - con la carenza cronica che abbiamo se non ci fossero loro molti ospedali sarebbero con l’acqua alla gola». Una crescita esponenziale. Basti pensare che nel 2002 quando la Lombardia aprì le porte alle assunzioni degli infermieri immigrati erano solo 212 in tutta la regione.
La cronica carenza di giovani disposti a diventare infermiere non è più dovuta alla scarsità di vocazioni. L’ultimo test di accesso al corso di laurea in discipline infermieristiche che si è svolto lo scorso settembre ha visto 3.500 aspiranti per soli 1.200 posti. «Il punto è che formare un infermiere costa e di soldi ce ne sono sempre meno - spiega Angelo Macchia, responsabile del sindacato Nursing-up -. Gli ospedali preferiscono affidarsi alle agenzie del lavoro piuttosto che fare concorsi così gli infermieri non vengono assunti». Il rischio è alto: «Queste infermiere pur di guadagnare spesso sono disposte a turni estenuanti, lavorano di notte in una casa di riposo e magari di giorno prendono servizio in clinica. Non siamo contro gli immigrati, ci mancherebbe ma spesso sono stanchi e quel che è peggio è che non sempre conoscono la lingua come dovrebbero». La comprensione linguistica è fondamentale per comunicare con i pazienti, i medici e l’équipe curante e non può risolversi in un corso accelerato prima di partire. Ma da dove arrivano le infermiere? Il 54 per cento proviene dalla Romania, il 10 per cento dalla Bulgaria, mentre il restante arriva dal Sud America (Perù e Paraguay in testa). Secondo una ricerca Ires-Cgil il giro d’affari per le agenzie interinali che si occupano di reclutare infermieri dall'estero e di portarli in Italia è attorno ai 300 milioni di euro l’anno. Alcune hanno fatto della ricerca di infermieri stranieri una vera e propria missione. Come il gruppo Vita Serena che - si legge nella presentazione - «ha scelto di lavorare con infermieri extracomunitari, in quanto gli infermieri italiani, non garantiscono la continuità del servizio».


«Abbiamo tantissime richieste dalle case di riposo, ma anche da cliniche private e pubblica - racconta Danilo Arcaini, responsabile del settore medico dell’agenzia interinale Openjob -. In questo momento contiamo oltre 200 infermieri che lavorano in varie strutture. Gli italiani? Il 10 per cento».

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