Cronaca locale

Per ospitare i giovani c’è chi «smonta» casa

Per ospitare i giovani c’è chi «smonta» casa

C’è chi ha sfidato la diffidenza dei vicini o, peggio ancora, della suocera. Chi lavora da mesi e si arrabbia perché, rispetto a sette anni fa, nel quartiere la risposta è più tiepida. «Bisogna avere fiducia nei giovani, al resto pensa la provvidenza», dicono per spiegare perché, da oggi al primo dell’anno, hanno deciso di accogliere in casa un giovane di Taizé. Che ancora non conoscono.
La signora Prisca ha trasformato il salotto di casa in un piccolo dormitorio. «Ho chiesto dei materassi in prestito e ci sono altri due letti liberi», dice. Nel ’98, quando l’incontro di Taizé si tenne a Milano, ospitò nell’appartamento vicino a piazza San Rosario cinque giovani e farà lo stesso stavolta. «Sono stata a mia volta ospitata, condivido lo spirito di questi incontri e insieme a mio marito l’ho trasmesso a nostri figli. Sono due, vivono con noi e in questi giorni stanno aiutando la parrocchia a trovare una sistemazione ai ragazzi di Taizé - aggiunge -. Se ho paura di aprire la casa a degli estranei? No, questo si chiama pellegrinaggio di fiducia, se ci si lascia prendere dalla paura non si vive più... bisogna credere nella provvidenza. Sono persone che condividono i miei stessi valori».
Le famiglie della diocesi (oltre 10mila) che ospitano i ragazzi dovranno preparare loro la prima colazione, un posto dove dormire (anche in terra, arrivano con il sacco a pelo) e il pranzo del primo dell’anno. Si è cercato di sistemare i giovani a non più di un’ora di viaggio dalla Fiera, dove resteranno durante il giorno. Il «reclutamento» delle famiglie è avvenuto a livello parrocchiale (ognuna raccoglie in media tra i 50 e i 100 ragazzi). Anche nell’hinterland è scattata la gara all’accoglienza. Il record è di Brugherio dove saranno accolti in famiglia 400 giovani.
Ma c’è anche vive da solo e non rinuncia a ospitare. «L’altra volta non potevo farlo in casa mia e ho convinto la vicina a prestarci l'appartamento sfitto» racconta una pensionata 73enne. Stavolta accoglierà nella sua casa di corso Lodi due giovani, uno dormirà sul divano, l’altro a terra. Stamattina saprà di che nazionalità sono. «Per questo ho aspettato a comprare le cose per la colazione - racconta-. Ma ho già allertato il portiere equadoriano: “Se sono spagnoli mi devi aiutare”, gli ho detto. Lo stesso ho fatto con un amico che parla tedesco e una persona che sa il russo». Per il pranzo del primo dell’anno la signora ospiterà due ragazzi in più. «Bisogna comunicare, magari parlano la stessa lingua dei miei due ospiti. Cosa dicono i parenti? Mia nipote approva, a mio fratello non l’ho ancora detto. Bisogna avere fiducia nei ragazzi, al resto pensa la provvidenza».
Matteo, 20 anni, da settimane lavora per convincere le famiglie della sua parrocchia (San Luigi Gonzaga vicino a corso Lodi) a seguire l’esempio della signora. «Siamo arrivati a quota 60 insieme a Ognissanti, nel ’98 erano state di più - sospira -. Se ospiterò dei ragazzi? Sì, 5, abbiamo un casa grande.

E ci stringeremo un po’».\

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