La crocchia di capelli acconciata con classe, gli abiti senza una grinza e il portamento signorile nonostante l'età avanzata e la stampella che l'aiutava a muoversi, segnala l'eleganza di chi ci tiene a distinguersi nell'aspetto e nei modi. Anche se vive in un bilocale-alveare, di 33 metri quadrati, uguale a quello di tutte le altre 70 famiglie che abitano nello case popolari di ringhiera di via dei Giaggioli 9, al Lorenteggio.
«Salutava tutti, mi chiedeva come stavano i miei figli, ma era riservatissima e a casa sua a bere un caffè non mi ci ha mai invitata» spiega scuotendo il capo Maria Giovanna P., 48 anni, calabrese, bionda e con due fili di matita azzurro intenso sugli occhi. È toccato a lei giovedì, intorno alle 11.15 trovare il cadavere della sua vicina del secondo piano, Anna Di Vita, 83 anni, originaria di Fucecchio (Firenze) ed ex sarta su misura (ormai in pensione\] per noti stilisti milanesi. «L'assistente sociale la cercava per portarla all'ospedale San Carlo a fare delle analisi. Le ho risposto che non la vedevo esattamente da una settimana, quando l'avevo notata rientrare dalla spesa. L'assistente è salita, si è limitata a bussare, poi è scesa allargando le braccia. Allora sono andata su io: la porta della Anna era socchiusa, l'ho spinta, si è aperta, ho notato subito la chiave infilata nella toppa dall'interno...Poi ho visto i suoi piedi e lei, stesa sul pavimento. È stato un attimo: sono quasi scappata, giù a perdifiato per le scale urlando e chiamando la mia amica Michela...Una cosa del genere non l'avevo mai vista» continua a ripetere con gli occhi terrorizati.
Anna Di Vita era vestita di tutto punto, senza scarpe, stesa a terra, supina, la testa verso il bagno, le gambe davanti alla porta d'ingresso; nell'appartamentino regnava un gran disordine. Quando sono arrivati gli investigatori della squadra mobile il medico legale ha ispezionato il cadavere notando solo un segno sulla fronte. «Ma visto che la morte non era recente e pensiamo risalga ad almeno tre giorni prima del ritrovamento del cadavere, non ha saputo dire se si trattava di una ferita da caduta, di un vecchio segno o di una contusione infertale con qualcosa» spiega il dirigente Alessandro Giuliano.
«Anch'io ho notato la casa in disordine e la signora era così meticolosa! - spiega Madalin, 24 anni, romeno di Craiova, suo vicino di casa, svegliato giovedì proprio dall'assistente sociale che bussava alla porta della Di Vita - So che era ordinata perché 7 mesi fa mi aveva chiesto di riverniciarle la porta d'ingresso dell'appartamento, così avevo notato la pulizia e la precisione che regnava in quelle due stanzette! Era stato allora che mi aveva raccontato come a luglio un'estranea l'avevano raggirata e derubata: era riuscita a entrare in casa sua e, con la scusa di andare in bagno, le aveva sottratto 60mila euro tra gioielli e denaro. La signora aveva anche sporto denuncia. E io le avevo dato il mio numero di cellulare nel caso avesse bisogno di aiuto. Non mi ha chiamato mai».
In casa della morta, tra l'altro, gli investigatori della Mobile non hanno trovato alcun telefonino. E non sanno se e cosa manchi: gli unici parenti della Di Vita - una sorella di 93 anni residente a Milano, un fratello pure lui ultranovantenne e un nipote che vivono entrambi in Toscana - non sono in grado di fornire un aiuto in tal senso.
«Nella primavera del 2013 l'avevano buttata a terra qui, per strada, tentando di strapparle la collanina e senza riuscirci - spiega Suzy S.
Adesso solo l'autopsia potrà dire se nella morte di Anna Di Vita c'è un assassino.
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