Via Padova come il Medioriente: ieri la protesta dei siriani

Via Padova come il Medioriente: ieri la protesta dei siriani

Via Padova e piazzale Loreto appendice di Medioriente. Una piccola «piazza Tahrir» a tre fermate di metropolitana dal Duomo. Ieri la via è stata bloccata dalle 10 alle 12 da un corteo di oltre cento persone «per una Siria libera». La manifestazione organizzata dalla Comunità siriana in Italia ha visto sfilare un centinaio di persone lungo via Padova. La manifestazione è partita dal civico 144, che coincide con la Casa della cultura islamica, per poi sciogliersi solo una volta giunte in piazzale Loreto. Gravissime le accuse al regime di Damasco: «Presidente assassino, tu ammazzi anche il bambino», «presidente bugiardo». Striscioni e grida contro il potere siriano affiancate da urla per chiedere uno stop alla violenza, e «basta sangue in Siria». Pur giudicando ben riuscito il corteo, gli organizzatori tra cui anche lo scrittore di origine siriana Shady Hamadi, hanno fatto notare come «non è arrivato alcun segnale dalle istituzioni, proprio a Milano dove da oltre 8 mesi si susseguono manifestazioni: ci sono telecamere e fotografi oggi, ma nessuno del Comune, ad esempio». Dopo l’iniziativa di ieri, «perché abbiamo voluto far sapere ai cittadini che noi ci siamo e non stiamo zitti» ha spiegato Hamadi, i manifestanti hanno intenzione «di farsi sentire pacificamente ma settimanalmente».
Ma ormai il quartiere, sempre più multietnico, si è trasformato, con le sue enclave di immigrati, in una sorta di grande piazza mediorientale, o nordafricana, che sfoga, in tempo reale, tutte le tensioni che sulle altre sponde del Mediterraneo si accumulano. Il fenomeno ha già avuto una lampante dimostrazione nel corso dell’ultima gravissima crisi israelo-palestinese, quando un corteo con migliaia di persone partì proprio da Loreto, per arrivare in stazione Centrale. In quell’occasione ci fu addirittura una singolare saldatura fra il mondo delle comunità islamiche più radicali, che svolsero una funzione da servizio d’ordine, e l’area della sinistra antagonista e dei centri sociali, che - animata dalle sue posizioni antiamericane e anti-israeliane - partecipò alla manifestazione con le sue insegne (e con qualche residuato ideologico della vecchia e nuova sinistra), al rimorchio di giovani inneggianti ad Allah. Nell’ultimo anno il fenomeno si è notevolmente intensificato, basti pensare ai sit-in, alle manifestazioni, a volte anche alle violenze che si sono riscontrate, perfettamente in linea con le tensioni e i fermenti che hanno interessato la cosiddetta primavera araba.
Prima ancora, a gennaio, gli attentati e le repressioni subiti in Egitto dalla minoranza cristiano-copta sfociarono in una manifestazione spontanea con un migliaio di partecipanti.

Un sit in che sfociò in disordini e tensioni con gli egiziani musulmani, fino allo scontro fisico, per fortuna limitato, davanti al consolato di via Porpora. Poi è toccato ai libici, che scesi in piazza a ripetizione contro il regime di Gheddafi, nei giorni dei primi raid, e infine è toccato ai siriani, che manifestano contro il regime.

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