Gian MicalessinAdesso sono guai seri. Nella migliore delle ipotesi il presidente Pervez Musharraf si ritroverà dimezzato, in quella peggiore incriminato, umiliato e cacciato. I risultati delle urne disegnano uno scenario da disfatta e cancellano il tranquillizzante miraggio di un accordo con il Partito del popolo pakistano (Ppp) della defunta nemica Benazir Bhutto. La vera mazzata non è il 30 per cento dei voti che trasforma il Ppp di Asif Alì Zardari, vedovo di Benazir, nel primo partito del Paese, ma il grande balzo in avanti della Lega dei Musulmani (Pml N) dellex primo ministro Nawaz Sharif piazzatasi al secondo posto con appena una manciata di seggi di meno.
La devastante vittoria dellopposizione fa il paio con il tracollo della Lega dei Musulmani (Pml Q) vicina al presidente, bloccata sotto il 15 per cento. In quelle percentuali è disegnata la condanna di Musharraf. I deputati del Ppp insieme con quelli di Sharif possono dar vita a un blocco anti Musharraf assai vicino alla soglia dei due terzi del Parlamento. Su quella soglia corre la linea di sopravvivenza dellex generale. La maggioranza qualificata, necessaria per avviare la procedura dincriminazione richiesta da Sharif, poggia infatti sul voto di due terzi dei 342 deputati del Parlamento.
«Ripeteva sempre quando il popolo vorrà me ne andrò, adesso il popolo ha fatto capire cosa vuole... sediamoci tutti assieme per liberare il Pakistan dal dittatore», dichiara entusiasta lex premier che nel 99 venne arrestato e condannato allesilio da Musharraf. Laltro vincitore, Asif Alì Zardari è pronto ad accontentarlo. «Per il momento - spiega il vedovo di Benazir approvando lidea di una coalizione con Sharif non siamo interessati ai personaggi che hanno fatto parte dellultimo governo».
Volendo veramente metter fine allera Musharraf, lalleanza Zardari-Sharif non ha neppure bisogno del voto di due terzi dei deputati. Per mettere alla porta il grande nemico gli basterà reintegrare i giudici della Corte Suprema fatti destituire a novembre mentre si preparavano a decretare lillegalità delle elezioni presidenziali che garantirono a Musharraf altri cinque anni di mandato.
Il tramonto del Presidente, considerato un tempo alleato fondamentale nella lotta al terrorismo di Al Qaida, non turba molto nemmeno lamministrazione statunitense che ha già fatto sapere di esser pronta «a collaborare con il nuovo governo».
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