Il palazzo dei suicidi: 3 anni fa un’altra tragedia

da Rapallo

È lo stesso edificio, il «grattacielo». Il palazzo più alto di Rapallo, una delle tante testimonianze dell’era-Turpini, sindaco del cemento e della «rapallizzazione». In quell’edificio, in uno studio all’undicesimo piano, l’altra sera il dottor Ermanno Rossi ha deciso di morire lanciandosi nel vuoto. In quello stesso edificio, tre anni fa, tre piani più in alto, fratello e sorella, Fabio di 64 anni e Ada di 60, si sono presi per mano, hanno scavalcato la ringhiera del terrazzo e si sono gettati giù, in piena notte. Sono tanti ancora a ricordare, non solo nel Tigullio, la tragedia di allora. Nessuna spiegazione, nessuna traccia scritta o confessata in precedenza a vicini o congiunti che potesse indicare i motivi del duplice suicidio. I due fratelli accudivano da tempo i genitori ormai quasi centenari e afflitti dagli acciacchi, non li lasciavano soli un momento, rispondevano «sì» a ogni loro richiesta. Proprio per questo, quella sera, prima di attuare il piano evidentemente meditato da tempo, Fabio e Ada si erano preoccupati di non deludere «papà e mamma» - li chiamavano ancora così - e avevano attuato una sorta di messinscena: i due fratelli, nei loro letti, avevano formato, con cura, delle sagome con i cuscini, e coperto tutto con le lenzuola, estremo tentativo di simulare - per quanto ancora? - una presenza rassicurante, nel caso gli anziani genitori si fossero svegliati e avessero chiamato invano. Dovevano solo capire, i genitori, che i loro figli erano addormentati. Ecco perché non correvano subito al richiamo, come facevano da anni, da sempre.

Fino ad annullare l’esistenza, estraniandosi completamente dal mondo, fino a passare le stagioni della vita e arrivare all’autunno quasi senza accorgersene. E chissà che non sia stato questo il vero motivo del gesto. D’accordo entrambi, tenendosi per mano.

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