Cronache

Il Palazzo non vede l’ora di sdebitarsi col Grifone

Il Palazzo non vede l’ora di sdebitarsi col Grifone

Dico del Genoa: l’unico motivo di soddisfazione viene finora dai punti che fa. Tre rigori, di cui due fasulli, a preventiva e parziale sanatoria dei tre punti che la Disciplinare probabilmente gli toglierà domani a motivo della clausola compromissoria violata dal presidente? Tesi spericolata, ma intrigante. Nessuno mi leva comunque dalla testa che il Palazzo non veda l’ora di sdebitarsi in qualche modo nei confronti del Genoa, inteso come Club e Tifoseria, vittima innocente della feroce campagna condotta contro Preziosi. Lo deduco dalle parole stesse che si lasciò scappare Carraro («Mi ha molto stupito il fatto che Preziosi non abbia lasciato il Genoa») e dagli arbitraggi: almeno a Marassi, non si ricorda a memoria d’uomo che il povero Grifo sia stato trattato in passato in guanti bianchi come sta fortunatamente accadendo ora.
Hanno picchiato duro sul Genoa (una perdita autocastrante per la serie A) solo perché volevano far fuori Enrico Preziosi, e lui - più duro del marmo - non mollava. E non ha mollato. Apposta quelli del cuore bollente della Nord, quelli che «noi siamo il Genoa e i presidenti non contano un c….», hanno infine deciso di prendere le distanze. Avranno magari qualche piercing qua e là, ma non hanno l’anello al naso. Sanno che viene universalmente riconosciuto che soprattutto in questi ultimi anni la tifoseria del Genoa è risultata costantemente irreprensibile allo stadio e che i suoi numeri farebbero molto comodo alla serie A in calo di spettatori. Hanno visto partire in un lampo 25 giocatori, molti dei quali da grande o discreta serie A (Makinwa, Beherami, Milito, Lavezzi, Abbiati, Parisi, Lazetic, De Ascentis, Tosto, Bjelanovic, Zanini, Paci, Lanzaro, Stellone, Thiago, Markovic), in cambio di pochi milioni di euro (tre?), e invece della serie A si sono ritrovati a seguire la serie C: con abbonamenti da serie A…
Ebbene sì, nel timore che il presidente possa subire ulteriori massacri e ancora e sempre ci vada di mezzo l’innocente Grifone, hanno preso le distanze. Li vogliamo torturare? Fondamentale è che continuino a comportarsi civilmente. Che facciano civilmente capire al presidente che l’unico traguardo stagionale che il Grifone deve porsi è il primo posto. Troppe insidie, che il Genoa non può più obiettivamente permettersi, nascondono infatti i play-off che offrono la seconda ed ultima possibilità di promozione. Come dire: presidente, occhio al mercato di gennaio, qui ci hai portati e da qui devi tirarci fuori.
Dico della Sampdoria: di positivo c’è che vince o perde, e cioè come minimo fa 3 punti ogni due partite; che ha recuperato Falcone; che Gasbarroni sta mantenendo le promesse; che Bonazzoli non ha perso il vizio di buttarla dentro; che pure Fiorentina, Palermo e Roma hanno comunque i problemi loro. Al resto penserà l’allenatore, col quale i giocatori non possono «darci di mollo» per due partite in fila sennò rompe le panche dello spogliatoio. Domenica arriva il Siena di De Canio (e dei troppi «ex», da Enrico Chiesa in giù…), che gioca bene a dare e prendere. Sarà bene ricordare a puntino cosa accadde col Chievo, e affrontare il match con gli accorgimenti del caso, nel solco del miglior «4-4-2» di Novellino.

Gioverà comunque ribadire il concetto base: se non corre e non lotta, questa squadra da «buona» che sa essere si derùbrica subito in «modesta».

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