Senza scarpe, come se si fosse in palestra. Ascoltando linsegnante, come se si fosse a scuola. Ma il laboratorio teatrale delle Maschere, non è una palestra, né una scuola. Anche se si sta senza scarpe e si ascolta linsegnante Lucia Zei.
«È un posto in cui i ragazzi, dai 6 agli 8 anni, possono far uscire quello che hanno dentro, che di solito non esce», spiega Lucia alle mamme dei bambini presenti. È la prima lezione. Allappello risultano 6 bambini, 5 maschi e una femmina, e due mamme. Raccolte le informazioni essenziali - «Flavio può andare in bagno durante la lezione?». «Certo signora». «Reciteranno tutti, avranno un loro ruolo?». «Sceglieranno i ragazzi il loro ruolo, io non impongo nulla, se non la rotazione, in modo che tutti facciano tutto» - le mamme vanno via e la lezione comincia. Bisogna fare conoscenza. Giro di nomi e vicende di vita vissuta. «Raccontatemi una cosa particolare che vi è successa questestate». Flavio è caduto da un motoscafo, Leonardo da una bicicletta, Marco è andato a Gardaland, Hara, lunica bambina, è salita per la prima volta sui pattini. «E cosa avete provato?», chiede linsegnante. «Mi sono ferito a un ginocchio», «A Gardaland cera molta gente». «No, parlavo delle vostre emozioni», puntualizza Lucia. Silenzio. I ragazzi non sanno dare nome alle emozioni. Ma cè un anno davanti per lavorarci. Ci sarà tempo per «riconoscerle» le emozioni. Ora ci si mette in cerchio. «Perché siamo in cerchio?». «Perché così ci guardiamo tutti in faccia, così siamo tutti vicini, tutti uniti, perché il cerchio è infinito». Il concetto di infinito sfugge ai ragazzi. Si passa a raccontare storie. I ragazzi si trasformano nei miti di ieri e di oggi: Marco è un drago, Leonardo e Flavio due tori e poi ci sono un unicorno e una fata. La fantasia prende corpo. I ragazzi non stanno fermi, nemmeno da seduti.
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