Palermo allo sbando, ora c’è pure l’emergenza rifiuti

C’è un’inchiesta della Procura, proprio come per le primarie del Pd. E c’è una voce autorevole, quella del prefetto Umberto Postiglione, che si chiede a che gioco si stia giocando, perché si sia fatta esplodere una bomba sociale ma anche sanitaria che poteva rimanere silente. Poi c’è il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, che dice che sì, per la crisi delle sue società partecipate - e quella per la raccolta della spazzatura, l’Amia, attualmente in amministrazione controllata, è in pole position - ci sarebbero gli estremi per dichiarare il default e rinviare le elezioni, ma lei non può farlo perché la Sicilia è Regione autonoma. E poi c’è Raffaele Lombardo, il governatore dell’Isola, che se costretto alle dimissioni per i suoi guai giudiziari, sembra pronto a fermare il voto, bloccando la campagna elettorale già avviata.
Benvenuti a Palermo, da giorni sommersa da tonnellate di rifiuti dal centro alla periferia - si sono toccate punte di 2mila e 500 tonnellate in strada, i turisti inorriditi fotografano le montagne - altro che la Napoli dei tempi d’oro dell’emergenza. Lì si chiamava monnezza, nel capoluogo siciliano si dice munnizza. Cambia poco. Solo che a Palermo, in questa campagna elettorale che definire avvelenata è un eufemismo, rifiuti e politica si fondono, diventano gli uni metafora dell’altra. O, purtroppo per Palermo, metafora di una città allo sbando. Da ogni punto di vista. Lo dimostra quel che è successo con la scelta delle candidature a sindaco. Centrosinistra che corre spaccato, quasi a evitare il rischio di riconquistare la città dopo dieci anni all’opposizione, che poi, senza soldi, mica conviene governare. E centrodestra zoppo anche lui, che invece di approfittare delle liti della controparte si muove diviso: candidato Pdl, Massimo Costa, da un lato; candidata di Cantiere popolare (i centristi dell’ex ministro Saverio Romano), Marianna Caronia, dall’altro; candidato del Terzo Polo, Alessandro Aricò, al centro. E in mezzo Palermo, le sue mille emergenze, precari che protestano e spazzatura che si accumula nelle strade. La nuova emergenza rifiuti - su cui i pm hanno avviato un’indagine - è scattata qualche settimana fa, per l’agitazione dei netturbini causata dall’annuncio che era a rischio lo stipendio di marzo. I soldi, in realtà, si potevano trovare e si sono trovati. E infatti il prefetto Postiglione ha tuonato: «È stata fatta esplodere una bomba senza alcuna ragione. Non ho capito a che gioco stiamo giocando».
Giochi. Giochi sulla pelle di una città allo stremo. «Palermo oggi è come la Grecia», dice a effetto il candidato sindaco Idv Leoluca Orlando, sceso in campo per aggiungere alle montagne di rifiuti che soffocano le strade anche la sinistra. Paragone azzeccato. Solo che, al contrario della Grecia dove si vota in anticipo, i palermitani le urne rischiano di non vederle neanche di striscio. Le voci sullo stop alle elezioni da parte di Lombardo sono sempre più insistenti.

E al di là delle levate di scudi di facciata, il rinvio del voto, con relativo commissariamento, farebbe comodo a molti politici. Forse un po’ meno comodo a Palermo e ai suoi problemi, munnizza inclusa: alle montagne di rifiuti mancano solo i manifesti elettorali che imbrattano la città ovunque.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica