Cronaca locale

Giudice vieta pallone in oratorio: interviene il garante per l'infanzia

La sentenza di un giudice palermitano che ha vietato le attività ludiche di un oratorio ha creato non poche polemiche. Oggi sul caso interviene il garante per l'infanzia con una lettera al presidente del tribunale di Palermo

Giudice vieta pallone in oratorio: interviene il garante per l'infanzia

Pochi giorni fa con un'ordinanza - che ha creato non poche polemiche - un giudice ha vietato le attività ludiche di un oratorio perchè "disturbavano" i condomini vicini. La storia arriva dalla parrocchia Santa Teresa del Bambin Gesù di Palermo.

A denunciare una "rumorosità intollerabile", erano stati alcuni residenti di un condominio che si affaccia sull'oratorio della parrocchia di via Filippo Parlatore. Da qui sentenza del giudice che ha ordinato di "adottare idonei accorgimenti tecnici atti a contenere le immissioni rumorose". E, segnatamente, di eseguire opere di insonorizzazione. Lavori che però, sono fuori dalla portata della parrocchia. Si aggirano infatti intorno ai 20 mila euro, secondo una prima stima. Ma il giudice non si è fermato a questo. Ha pure condannato al pagamento delle spese di lite in favore di tutte le controparti, la direzione di una casa di cura che si era schierata dalla parte della parrocchia.

Oggi il Garante per l'infanzia e l'adolescenza del comune di Palermo, Pasquale D’Andrea, ha scritto una lettera al presidente del tribunale di Palermo in relazione all'emanazione dell'ordinanza che limita lo svolgersi di attività presso l'oratorio, a seguito delle richieste avanzate con un ricorso da diversi condomini domiciliati presso l'edificio attiguo al cortile della parrocchia. Secondo il Garante, l'ordinanza pone dei "limiti del tutto opinabili allo svolgimento delle attività ludico-sportive da parte dei bambini e lesivi del diritto al gioco, prevedendo opere di ristrutturazione eccessivamente onerose per la Parrocchia che si traducono, inevitabilmente, in una negazione totale del diritto al gioco presso tali spazi".

"Il diritto al gioco non deve e non può in alcun modo essere inteso nella sua mera e semplice accezione ludica in senso stretto - continua il Garante - ma rappresenta un diritto fondamentale per la sana ed equilibrata crescita del minore che impara, giocando, regole e rispetto non solo per sé stesso ma anche per gli altri. Ed è allora su questa valutazione ed accezione del diritto al gioco - sottolinea - che il giudice dell'ordinanza avrebbe dovuto basare la propria decisione: sul dare e pretendere regole, sul dare e pretendere rispetto. Ma non soltanto in modo unilaterale: i bambini che si adattano agli adulti, i bambini che rispettano gli adulti, i bambini ai quali vengono imposte delle regole".

Nel rispetto delle esigenze di tutte le parti in causa, il diritto al riposo e il diritto al gioco, l'Autorità garante auspica che si possa trovare "una soluzione transattiva che regolamenti – senza un aggravio di spese a carico della parrocchia – la questione controversa e che garantisca e tuteli i diritti di entrambi, adulti e bambini".

"La chiave di tutto ciò - aggiunge Pasquale D'Andrea - si spera possa essere un accordo sugli orari di utilizzazione dei campi da gioco, che non preveda alcuna spesa a carico della Parrocchia che porta avanti le sue attività solo grazie al sostegno di volontari.

Pertanto - conclude - nella speranza che in futuro si possa parlare di 'chiasso-rispettoso', l'occasione appare utile al fine di insegnare ad entrambi, adulti-condomini e bambini, cosa significhi tutelare i propri diritti nel rispetto dei diritti altrui".

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