Cronaca locale

Guerra di mafia, dalle rivelazioni del collaboratore agli omicidi eccellenti

L'omicidio di ieri è il quarto fatto di sangue nel giro di un anno a Belmonte Mezzagno, cosa c'è dietro i colpi dei killer della mafia?

Guerra di mafia, dalle rivelazioni del collaboratore agli omicidi eccellenti

Il giorno dopo l'agguato di mafia a Belmonte Mezzagno, centro agricolo di 15mila abitanti alle porte di Palermo, il paese si sveglia consapevole di essere un paese di frontiera. Isolato e nello stesso tempo lontano da Palermo. Il quarto fatto di sangue: due omicidi e un tentato omicidio nell'arco di un anno hanno gettato le ombre di un passato che tutti cercano di rifuggire. Non che la mafia sia sconfitta, ma nessuno pensava potesse tornare a sparare in pieno giorno e in maniera così plateale. A Belmonte Mezzagno si vive una nuova guerra di mafia e il sindaco del paese Salvatore Pizzo all'Adnkronos rivela tutta la sua preoccupazione. "Abbiamo bisogno di sentire la presenza delle Istituzioni e dello Stato, finora non l'abbiamo avvertita - dice -. Siamo preoccupati e spaventati. Lo Stato mostri la sua presenza qui". Parole forti quelle del primo cittadino, ma che non devono ingannare. Belmonte non è tornata indietro di cinquant'anni. Non vuole l'etichetta di paese omertoso, né il cliché di paese mafioso. A Belmonte c'è un forte movimento di volontariato, c'è una rete sociale solida e la consapevolezza di un'antimafia matura. È un paese vivo, che, però, ha paura, così come ha detto il sindaco che dal 2017 guida il piccolo comune palermitano.

Eppure qualcosa sta succedendo, è chiaro. Non sono i colpi di pistola a dirlo, ma i quattro fatti di sangue che sembrano aver portato indietro il paese di decenni. Tutto ruota intorno alla figura di Filippo Salvatore Bisconti, imprenditore edile arrestato dai carabinieri per associazione mafiosa il 4 dicembre 2018 (operazione Cupola 2.0) quale capo mandamento di Misilmeri-Belmonte Mezzagno. Bisconti ha deciso di collaborare con la giustizia e dalle sue parole è nato un vero e proprio terremoto, che come una slavina sta investendo tutto e tutti. L'inchiesta di oggi che ha coinvolto alcuni dipendenti del comune di Palermo, ha permesso agli investigatori di ricostruire circostanze e dinamiche interne agli uffici tecnici comunali, soprattutto per gli interessi coltivati nel settore dell'edilizia. Ma non solo, perché nelle parole di Bisconti ci sono anche gli affari di Cosa nostra.

La vittima di ieri è Agostino Alessandro Migliore, 45 anni, incensurato ma fratello di un boss arrestato dai carabinieri nel blitz antimafia 'Cupola 2.0'. I killer lo hanno atteso sotto casa e hanno esploso diversi colpi di arma da fuoco. Gli investigatori dell'Arma, che indagano sull'omicidio, hanno trovato undici bossoli calibro 7,65. Il fratello, Giovanni Migliore, è ritenuto molto vicino a Filippo Bisconti: da qui la vendetta trasversale.

Dalle parole così si è passato ai fatti perché a Belmonte Mezzagno si è tornati a sparare. Con modalità e tecniche tipiche di Cosa nostra. In 13 mesi (da gennaio 2019 ad oggi) tre omicidi e un tentato omicidio. Riavvolgiamo il nastro per capire cosa è successo. Il 10 gennaio 2019 il pregiudicato Vincenzo Greco, viene ucciso in un agguato in stile mafioso, mentre rincasava. Quattro mesi dopo - l'8 maggio - tocca al commercialista Antonio Di Liberto: freddato a bordo della sua auto da una scarica di proiettili poco dopo essere uscito di casa. Il 2 dicembre scorso altro agguato, non andato a buon fine, nei confronti dell'imprenditore Giuseppe Benigno (successivamente arrestato) contro cui, mentre guida in una via del centro di Belmonte, due uomini in scooter e caschi integrali, sparano 9 colpi di arma da fuoco. Benigno, colpito per due volte, riesce a telefonare alla moglie (lo si scoprirà dall'intercettazione) e a raggiungere da solo il pronto soccorso dell'ospedale Civico a Palermo. Venti chilometri a bordo della sua auto con una ferita da arma da fuoco. Poi il silenzio, almeno fino a ieri con l'esecuzione in stile mafioso di Agostino Alessandro Migliore.

Silenzio, fino al prossimo colpo di pistola.

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