Paolo Taverna: «La qualità prima di tutto»

Paolo Taverna, direttore generale di Fiera Milano International, giura che il vento è cambiato e che Miart è pronta a strappare lo scettro alla mostramercato di Bologna. I segnali ci sono tutti: dalla benedizione di Ernst Beyeler, tra i fondatori della prestigiosa Art Basel, al gran rifiuto opposto alla «Dotta» dal presidente dei galleristi Massimo di Carlo, presente in pompa magna a Fieramilanocity.
Allora non è vero che trattate Miart come la sorella minore di altre kermesse, tipo il Macef...
«Da tre anni a questa parte non più così, anche se il lavoro di posizionamento sul mercato è più lento dal momento che abbiamo deciso di puntare non su una fiera business ma sulla qualità dei contenuti».
In passato però Miart è stata accusata di eccessiva genericità nella proposta artistica. Perché non avete puntato a un’alta specificità come ha fatto Artissima di Torino?
«Perché a Milano si concentra l’80 per cento del mercato nazionale e il collezionismo è assolutamente trasversale tra i settori Moderno, contemporaneo e design. Fare una scelta di segmento sarebbe stato illogico».
Milano potrebbe giustamente ambire ad una fiera di livello europeo. Quali strategie state adottando per attirare i grandi espositori internazionali?
«Solo continuando a puntare sulla qualità possiamo aspettarci che major come Gagosian, White Cube, o Malborough decidano di esporre a una fiera d’arte italiana. Siamo fiduciosi, perché al Portello arriveranno molti osservatori dai Paesi anglosassoni, a conferma che su Milano c’è grande aspettativa.

Non li deluderemo».
Perché alcune gallerie milanesi boicottano Miart? Sono gelose del territorio?
«È una vecchia polemica che reputo un po’ provinciale. Ma qualcuna è già pronta a fare marcia indietro. Senza sconti s’intende».

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