Il Papa: «Fermate l’atomica e il terrorismo»

Andrea Tornielli

da Roma

«La verità della pace» richiede che tutti i governi in possesso di armi nucleari o in procinto di procurarsele «invertano la rotta» verso il disarmo. Lo scrive Benedetto XVI nel suo primo messaggio per la Giornata mondiale della pace, che contiene anche una aperta denuncia del fondamentalismo religioso e del nichilismo che alimentano gli attacchi terroristici a causa dei quali il mondo vive in uno stato «di ansia e insicurezza».
Il messaggio, presentato ieri mattina in Vaticano, è intitolato «Nella verità, la pace». Il Papa conferma la volontà della Santa Sede di «continuare a servire la causa della pace» e spiega che proprio questo impegno lo ha spinto a scegliere il nome di Benedetto, riferendosi sia al santo «ispiratore di una civilizzazione pacificatrice» dell’Europa, sia a Benedetto XV, che condannò la Grande Guerra come un’«inutile strage». Ratzinger afferma che la pace è legata all’adesione «all’ordine trascendente delle cose» e al rispetto della «legge morale universale». Spiega che è «la menzogna» a impedire la sua realizzazione, come dimostrano «gli aberranti sistemi ideologici e politici» del secolo scorso, che mistificando la verità, hanno condotto alla soppressione di «un numero impressionante di uomini e di donne».
Due paragrafi del messaggio sono dedicati al terrorismo, che «con le sue minacce e i suoi atti criminali, è in grado di tenere il mondo in stato di ansia e insicurezza». Benedetto XVI cita le condanne dei suoi predecessori contro «la tremenda responsabilità dei terroristi» e «l’insensatezza dei loro disegni di morte». All’origine di questi atti c’è «un nichilismo tragico e sconvolgente», ma anche «il fanatismo religioso, oggi spesso denominato fondamentalismo», che pretende di imporre con la violenza «la propria convinzione circa la verità». Papa Ratzinger scrive che i nichilisti, i quali «negano qualsiasi verità», e i fondamentalisti, «si trovano accomunati da un pericoloso disprezzo per l’uomo e la sua vita, e in ultima analisi, per Dio stesso». Significativa è pure un’altra sottolineatura: il Papa, nell’analizzare le cause del terrorismo, auspica che «oltre alle ragioni di carattere politico e sociale, si tengano presenti anche le più profonde motivazioni culturali, religiose e ideologiche». Come a dire che non bastano povertà e emarginazione a spiegare la barbarie dei terroristi.
Benedetto XVI registra quindi «alcuni promettenti segnali»: il calo numerico dei conflitti armati e i passi verso la pace «ancora assai timidi» ma già significativi, in particolare per «le popolazioni martoriate della Palestina, la terra di Gesù» e per gli abitanti di talune regioni dell’Africa e dell’Asia. L’accenno alla Terrasanta può essere letto come un riconoscimento dei tentativi del governo Sharon.
Ma la vera novità «politica» del messaggio è l’appello per il disarmo nucleare, contenuto nel paragrafo 13. Il Papa afferma che non si possono dimenticare i «sanguinosi conflitti fratricidi» e le «guerre devastanti che seminano in varie zone della terra lacrime e morte». Mette in guardia dai conflitti che covano «sotto la cenere» e fa un esempio che richiama le ultime dichiarazioni dei leader iraniani: «Le autorità che, invece di porre in atto quanto è il loro potere per promuovere efficacemente la pace, fomentano nei cittadini sentimenti di ostilità verso altre nazioni, si caricano di una gravissima responsabilità», mettono a repentaglio «i delicati equilibri raggiunti a prezzo di faticosi negoziati» e rendono «più insicuro e nebuloso il futuro dell’umanità». Quanto all’atomica, Ratzinger scrive che «in una guerra nucleare non vi sarebbero, dei vincitori ma solo delle vittime». E chiede, in nome della «verità della pace», che sia «i governi che in modo dichiarato o occulto possiedono armi nucleari, sia quelli che intendono procurarsele» invertano insieme la rotta «con scelte chiare e ferme» orientandosi verso «un progressivo e concordato disarmo nucleare», invitando a impiegare le risorse risparmiate «in progetti di sviluppo» a vantaggio di tutti e specialmente «dei più poveri». Registra quindi «con rammarico i dati di un aumento preoccupante delle spese militari».
In un altro significativo passaggio, Benedetto XVI ha condannato «l’esaltazione esasperata delle differenze» tra i popoli e le nazioni, ricordando la comune appartenenza all’unica famiglia umana. Il Papa ha inoltre espresso il suo apprezzamento per «i tanti soldati impegnati in delicate operazioni di composizione dei conflitti e di ripristino delle condizioni necessarie» alla pace.

E ha quindi sottolineato, citando il Concilio che «non diventa tutto lecito tra le parti in conflitto quando la guerra è scoppiata», invitando a limitare al massimo, secondo il diritto internazionale, le conseguenze per le popolazioni civili. Infine, il Papa, dopo aver riaffermato la sua fiducia nell’Onu, ne auspica «un rinnovamento istituzionale e operativo che la metta in grado di rispondere alle mutate esigenze» del mondo globalizzato.

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