Il Papa in Giordania: "Dialogo ebrei-islam"

Messaggio di Benedetto XVI all'arrivo ad Amman, prima tappa del viaggio: "La Chiesa appoggia soluzioni di pace realmente ragionevoli in quest'area". Poi sui cristiani: "Restino in Terra Santa lavorando su cose concrete, scuole e ospedali" ESCLUSIVO: ascolta l'audio

Il Papa in Giordania: 
"Dialogo ebrei-islam"

Amman - Il Papa è convinto che il dialogo con gli ebrei "nonostante i malintesi, faccia progressi e questo aiuterà la pace e il cammino reciproco". Lo ha detto Benedetto XVI in volo verso Amman, spiegando che i malintesi sono inevitabili quando per "2mila anni si è stati distinti, anzi separati". È "importante che ebrei e cristiani abbiamo la stessa radice nella bibbia e gli stessi libri dell’Antico testamento, che sono libri di liberazione: naturalmente dove per 2mila anni si è stati distinti, anzi separati, non c’è da meravigliarsi che ci siano malintesi; c’è un cosmo semantico diverso sicché le stesse parole significano cose diverse. Dobbiamo fare di tutto - ha concluso - per imparare gli uni dagli altri, facciamo grandi progressi e ci sono grandi possibilità".

I cristiani restino in Terra Santa Quindi il Pontefice incoraggia "i cristiani della Terrasanta e del Medioriente a restare nelle loro terre" di cui sono "componente importante", e chiede per loro "cose concrete" come "scuole e ospedali". "Affermare e difendere la libertà religiosa e i diritti umani inalienabili" anche in Medioriente. Lo ha chiesto il Papa nel suo discorso all’aeroporto di Amman. Ha anche apprezzato il fatto che in Giordania i cristiani possano edificare liberamente i propri luoghi di culto. "La libertà religiosa è certamente un diritto umano fondamentale ed è mia fervida speranza e preghiera che il rispetto per i diritti inalienabili e la dignità di ogni uomo e di ogni donna giunga a essere sempre più affermato e difeso, non solo nel Medioriente, ma in ogni parte del mondo".

L'accoglienza Benedetto XVI è arrivato in aereo ad Amman, all’aeroporto internazionale Queen Alia, dove è stato accolto da alcune salve di cannone. Il re Abdallah II Bin al-Hussein con la consorte, la regina Rania, erano ai piedi della scaletta che il Papa ha sceso sorridendo, pur appoggiandosi al corrimano. Sulla pista erano presenti anche le autorità politiche, i membri della famiglia reale e del corpo diplomatico. A rappresentare la Chiesa giordana il nunzio apostolico, Francis Chullikatt, il patriarca di Gerusalemme Fouad Twal, gli ordinari di Terra santa, patriarchi e vescovi, e un gruppo di fedeli.

Pace in Mediorente La Chiesa e il Papa appoggiano "posizioni realmente ragionevoli" per il processo di pace in Medioriente. "Questo abbiamo già fatto e vogliamo fare in futuro" ha detto il Papa a bordo dell’aereo che lo ha portato ad Amman, in Giordania, precisando che la Chiesa può svolgere questo ruolo perché "non è un potere politico, ma una forza spirituale". Ratzinger, che rispondeva a una domanda sul contributo del suo viaggio al processo di pace alla vigilia dell’incontro dei leader israeliani e palestinesi con il presidente Usa Barack Obama, ha ricordato che la Chiesa può contribuire a tre livelli: con la preghiera che "apre a Dio e può agire nella storia e può portare alla pace"; con la "formazione delle coscienze" per evitare che siano "ostacolate da interessi particolari"; con la "ragione: non essendo parte politica più facilmente possiamo aiutare a vedere i criteri veri e ciò che serve realmente alla pace".

Bene ruolo della Giordania Il Papa apprezza che la Giordania sia "in prima linea nel sostenere gli sforzi per trovare una giusta soluzione al conflitto israelo-palestinese". Benedetto XVI ha apprezzato l’accoglienza giordana ai rifugiati dell’Iraq e il tentativo giordano di "tenere a freno l’estremismo". "Il Regno di Giordania - ha rimarcato il Papa - è da tempo in prima linea nelle iniziative volte a promuovere la pace in Medioriente e nel mondo, incoraggiando il dialogo inter-religioso, sostenendo gli sforzi per trovare una giusta soluzione al conflitto israeliano-palestinese, accogliendo i rifugiati dal vicino Iraq, e cercando di tenere a freno l’estremismo".

Il Papa ha anche ricordato i meriti "a favore della pace nella regione" del defunto re Hussein.

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