Maxischermo in Piazza Duomo per assistere alla beatificazione di Giovanni Paolo II. Così, prima o dopo la Santa Messa domenicale, i fedeli milanesi (ma non solo loro) potranno vedere in diretta Piazza San Pietro mentre Papa Benedetto XVI proclamerà beato il suo predecessore. Tra i cardinali che concelebreranno, larcivescovo Dionigi Tettamanzi, domani in trasferta romana. Orario dello spettacolo: le dieci di mattina.
Timing un po inconsueto per la sonnacchiosa domenica milanese. A essere straordinario è levento. La parola per una volta non è abusata: la beatificazione di Giovanni Paolo II non capita tutti i giorni. La cerimonia in Piazza San Pietro durerà fino a mezzogiorno. Subito dopo, alle dodici e un quarto, il Papa guiderà la preghiera del Regina Coeli.
«Il maxischermo è una bella iniziativa del Comune, una cosa lodevole» commenta larciprete del Duomo, monsignor Luigi Manganini. Inutile dire che se si tratta di scegliere tra il maxischermo e la vera partecipazione in carne ed ossa alla Santa Messa, per la Chiesa non cè partita: lEucaristia domenicale è un precetto basilare. «Ricordiamo che in Duomo si celebrano regolarmente le Messe festive» aggiunge larciprete.
La Diocesi ha anche predisposto un formulario di preghiere speciali per le Sante Messe di domenica primo maggio, «in modo che tutte le comunità parrocchiali della Diocesi si possano sentire in comunione con il Santo Padre Benedetto XVI e con tutta la Chiesa nel mondo».
Il cardinal Tettamanzi presiederà poi martedì sera alle 20 e 45 in Duomo una solenne Celebrazione Eucaristica di ringraziamento per la Beatificazione del Papa. «A questa celebrazione sono invitati i sacerdoti con le loro comunità parrocchiali, i religiosi e le religiose, le Associazioni, i Gruppi, i Movimenti» spiegano dalla Diocesi. Nella sua omelia di ieri, in occasione della Veglia per il lavoro, Tettamanzi ha ricordato che Giovanni Paolo II in gioventù aveva lavorato da operaio, come addetto alle caldaie alla Solvay, e che la sua esperienza gli era servita da solido materiale per la sua enciclica Laborem exercens.
«Il lavoro non è soltanto unattività esteriore della persona umana, ma è, secondo Giovanni Paolo II, addirittura una chiamata, una vocazione, un modo irripetibile perché ciascuno possa esprimere al meglio le risorse di cui è dotato da Dio e della natura» spiega il cardinal Tettamanzi. Non sempre rose e fiori («fatiche, limiti e problemi assillano»), ma conclusione incoraggiante: «Lavorare è partecipare alla creazione: è un modo di essere con-creatori».
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