Gettano la spugna. Anzi, appendono al chiodo pala e tagliaerba conservando solo la buona volontà di operare fino a dicembre, come da preavviso contrattuale. Italia Nostra lascia il Parco delle Cave e ne rimette al Comune la gestione. Il pollice (verde) è verso e lumore mesto. Troppa la burocrazia anche solo per mettere in sicurezza un porticato, scarsa la volontà di discutere il futuro globale del parco che attende di essere completato e per il quale giacciono in Comune almeno tre macro progetti mai discussi, fra cui un nuovo giardino, un parco tematico per bimbi, un molo e un punto ristoro. Troppe, infine, le voci da ascoltare anche solo per piantumare un arbusto da quando il Comune, nel rinnovare il contratto, ha modificato i termini di una collaborazione iniziata nel 1997, includendo nella gestione del parco alcune associazioni del territorio e privati con cui Palazzo Marino ha stipulato accordi unilaterali. Legittimo coinvolgere, fisiologico «concertare» quando un parco comincia davvero ad entrare nel cuore dei cittadini. «Ma questa non è più unorchestra con un solo direttore, bensì un condominio a mille voci», hanno sintetizzato dalla Onlus.
«Le forti rivendicazioni di alcune associazioni locali hanno fatto saltare la programmazione dei lavori e creato impasse che mal si attaglia alla nostra natura operativa - spiega il presidente Luca Carra - abbiamo accettato le nuove condizioni contrattuali con spirito di servizio, ma i lavori per il completamento del parco sono fermi e ogni giorno si opera solo per tamponare le emergenze. Non non accettiamo oltre un ruolo di meri manutentori ». E pensare che nel 1997 la missione sembrava impossibile: degrado, spaccio e rifiuti anche pericolosi erano le «specie protette» di questa jungla urbana. Oggi che il parco può davvero fregiarsi di questo nome e vantarsi di alcune eccellenze come la zona umida, unicum fra i parchi cittadini, lequilibrio e lincanto si sono spezzati, nonostante limpegno di Italia Nostra e del Centro di Forestazione urbana.
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