da Parigi
Aumenta lapprensione per il destino dei due cooperanti francesi - un uomo e una donna, membri dellorganizzazione non governativa Terre denfance, dei quali non sono stare rese note le generalità - sequestrati il 3 aprile scorso dai talebani in Afghanistan in compagnia dei loro accompagnatori locali. Sulle prime Parigi ha preferito trattare questo grave problema in un clima di riservatezza (circostanza dimostrata tra laltro dal segreto sulle generalità dei malcapitati), come se la pubblicità potesse pregiudicare la soluzione del problema. Adesso, però, la preoccupazione è evidente, mentre le fonti del ministero degli Esteri si limitano a ripetere che tutto viene fatto per salvare la vita degli ostaggi. «Noi siamo pienamente mobilitati. Attraverso la nostra ambasciata, ci teniamo in costante contatto con le autorità afghane», ha detto ieri Jean-Baptiste Mattei, portavoce del Quai dOrsay. Certo, la notizia dello sgozzamento dellinterprete di Mastrogiacomo ha creato un clima dangoscia: adesso si teme il peggio.
A Parigi non mancano le perplessità sulle conseguenze delle scelte compiute dal governo italiano. Lagenzia France Presse riprende la dichiarazione di un anonimo «responsabile afghano», secondo cui «il governo di Kabul ha accettato di liberare alcuni prigionieri talebani per salvare il giornalista italiano dopo lesecuzione del suo autista, ma in seguito i talebani hanno ucciso linterprete Nashkbandi allo scopo di costringere Kabul ad accettare nuove richieste per ottenere il rilascio dei francesi». Per ora i talebani non hanno fatto conoscere le loro richieste, ma si teme che il comportamento del governo italiano nel «caso Mastrogiacomo» provochi una sorta di escalation delle rivendicazioni da parte dei sequestratori.
Gli osservatori francesi ricordano le critiche rivolte dagli Usa e dalla Gran Bretagna allItalia per le condizioni in cui la liberazione del giornalista di Repubblica vennero negoziate con i terroristi.
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