A Parigi i sogni durano poco

L’Italia del rugby clamorosamente in vantaggio in Francia a inizio ripresa, viene poi spazzata via da cinque mete

Paolo Bugatto

da Parigi

Il conto arriva alla fine. E per gli azzurri del rugby è un conto pesante. 5 mete a 0 al termine di un match che ci illude ancora dopo le due mete fantasma concesse da Pearson all'Irlanda e dopo la coraggiosa prova del Flaminio contro l'Inghilterra. Quando l'arbitro inglese Spreadbury fischia la fine, sul tabellone dello Stade de France torreggia un impietoso 37 a 12. E quando si prendono cinque mete, non è che ci sia spazio per tante repliche. Al massimo si può sottolineare ancora una volta il coraggio buttato sul campo dai ragazzi di Berbizier che, soprattutto nella prima parte di gara, hanno fatto della difesa la loro arma letale. Di fronte alle iniziative dei padroni di casa infatti si erge un autentico muro con Canale e i due Bergamasco.
La Francia non riesce ad uscire dalla trappola. È confusa nella lettura tattica del match, mandata alla deriva dai meccanismi di chiusura messi in atto dai ragazzi di Berbizier. Poi è fallosa, più di quanto è lecito attendersi. Dopo essere andata in vantaggio con Elissalde, in tre occasioni mette sui piedi di Pez altrettanti palloni da spedire tra i pali. Sui raggruppamenti Ibanez e Magne si concedono troppo al gioco al limite del regolamento e allora il piccolo mediano di Cordoba fa il suo dovere. Sorpasso e allungo nel punteggio. Come dire che sognare si può anche allo Stade de France.
Sogni tuttavia strozzati alla mezz'ora con la prima reazione dei bleus di Laporte. Elissalde con un calcio parente stretto di un tiro-cross mette l'ovale alla bandierina, tra le mani di Lievremont per il primo sigillo del match. È una giocata tipo per questa Francia che due anni fa con Harinorduquy fece altrettanto contro gli azzurri di Kirwan. Allora finì 25 a 0. Bella meta ma anche unico modo concesso ai francesi per passare davanti a un'Italia comunque concreta e solida. Azzurri che a dispetto della meta subita non si perdono d'animo ed anzi sfruttano ogni centimetro concesso dalla pressione «ultra light» dei galletti per guadagnare terreno e allungare ancora. Ci pensa Pez, autore di tutti i punti azzurri con un sontuoso drop da quaranta metri che ammutolisce Saint Denis e fa correre un brivido lungo la schiena di Laporte.
Si va al riposo tra i fischi del pubblico e con qualche speranza di poterla spuntare. Ma i sogni, come detto, muoiono all'alba. Perchè la Francia che torna sul terreno è una squadra diversa. Laporte innesta Yachvili in mediana regalando ritmo e continuità ad una squadra senz'anima. Poi è la volta di Castaignede a capire che è arrivato il momento di osare. In due costruiscono le fondamenta di un parziale di 29 a 0 che chiude il match. Castaignede è superlativo nel tagliare in due la difesa azzurra e nell'innescare l'elegante falcata di Nyanga. Poi il georgiano di Francia si fa sfuggire l'ovale in piena area di meta - anche questo è un déjà vu della sfida di due anni fa quando Dominici fece più o meno la stessa cosa. La svolta arriva con l'Italia in 14 per il giallo sventolato in faccia a Del Fava e la meta di De Villiers. Nel finale prima Rougerie e poi Michalak, segnano altre due mete contro un'Italia in pieno debito d'ossigeno. Ancora venticinque punti di scarto come l'ultima volta che l'Italia vide Parigi.

Quanto basta per archiviare la pratica e regalare al francese Berbizier la terza sconfitta di fila in un Sei Nazioni che diventa tutto in salita, pensando alla trasferta di Cardiff e all’ultima partita in casa con la Scozia che ieri ha liquidato l’Inghilterra 18-12.

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